- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Lunga intervista concessa da Karl-Heinz Rummenigge al Corriere della Sera: l'attuale CEO del Bayern Monaco ha parlato anche di Inter, partendo però dai successi dei bavaresi, capaci di vincere sei trofei come il Barcellona nel 2009:
«È qualcosa di eccezionale. Siamo contenti, orgogliosi: il rendimento della squadra è stato incredibile».
Flick non faceva il capo allenatore da 15 anni e ha vinto tutto. C’è una morale?
«È arrivato nel novembre 2019 e ha acceso la luce nel buio, non solo tatticamente o nell’allenamento, ma anche nell’empatia e nella gestione del gruppo. Era stato vice della Nazionale campione del mondo e conosceva già molto bene Neuer, Muller e altri: è stato un piccolo vantaggio».
Oggi c’è anche Barcellona-Psg. Cosa ha pensato di fronte allo stipendio di Messi?
«Ho riso... Posso fargli solo i complimenti, perché è riuscito a fare un contratto così astronomico».
Con la pandemia questo calcio è ancora sostenibile?
«Il problema è di lunga data ed è cominciato con la sentenza Bosman del 1996. Poi negli ultimi dieci anni abbiamo sbagliato tutti, perché abbiamo speso sempre di più a favore di giocatori e agenti. La pandemia ha mostrato che dobbiamo fare marcia indietro e tornare a un modello più razionale. Spero sia possibile, ma non sarà facile».
Perché?
«La mia impressione è che i prezzi dei cartellini siano scesi in alcuni casi fino al 50%. Per quanto riguarda gli ingaggi dei giocatori top invece gli agenti sono ancora in grado di ottenere soluzioni al rialzo. Dobbiamo trovare una soluzione europea: in Germania ne abbiamo discusso con una task force, che ha coinvolto politici e tifosi. La gente vuole un calcio più razionale».
Con un tetto salariale?
«Sarebbe forse una buona iniziativa, ma nel 2008 con Platini presidente della Uefa e Infantino direttore generale, siamo andati a Bruxelles per capire se fosse una strada percorribile: i politici ci hanno sempre detto che saremmo andati contro la legge europea. Magari adesso è il momento opportuno di fare una nuova iniziativa e correggere quello che abbiamo combinato negli ultimi dieci anni».
L’Inter ha battuto la Lazio, vostra avversaria in Champions. Senza Coppe è la favorita per lo scudetto?
«Mi sembra la squadra più stabile. Gioca bene, vince e non perde più partite strane come in passato. L’importante è che non siano troppo euforici: la strada è lunga».
La Juve è troppo legata a un campione di 36 anni?
«Quando hanno acquistato Ronaldo ero curioso di vedere come funzionava: ha funzionato benissimo. Qualche mese fa sono stato a Torino per una riunione, Agnelli mi ha fatto vedere il nuovo centro sportivo e c’era Ronaldo nello spogliatoio a petto nudo: poche volte ho visto un fisico del genere, mi ha dato l’impressione di essere allenato al 100% per continuare ancora alcuni anni ad alto livello».
A fine anno andrà in pensione: lavorerà mai in Italia?
«Quando ho vissuto da voi ho imparato una cosa molto importante che mi ha cambiato la vita, perché prima facevo programmi a lunga scadenza: si vive oggi e il domani si vedrà. Non so cosa farò, forse mi serve una pausa».
Andrebbe mai alla Juve?
«La mia filosofia è che se hai giocato con l’Inter è impossibile andare alla Juve. Il cuore è uno solo».
A proposito di ex campioni ora dirigenti: Maldini sta riportando in alto il Milan.
«Ha fatto bene a prendersi il suo tempo prima di iniziare, così ha una visione diversa. Sta facendo un ottimo lavoro, il Milan è mancato molto anche a livello internazionale. Ma adesso è rinato».
Cos’è il derby per lei?
«È speciale. Ho fatto anche un gol molto bello e importante nel 2-2 del marzo ‘85. È la partita più importante della stagione e lo è a maggior ragione adesso. Spero che stavolta vinca l’Inter».
Sarebbe la svolta decisiva?
«L’Inter ha le carte migliori per vincere lo scudetto: tocca a lei continuare così».
© RIPRODUZIONE RISERVATA