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“Rigore è quando arbitro fischia”, diceva la buonanima di Vujadin Boskov, in tempi lontanissimi, per stemperare polemiche che anche stavolta si avvicinano pericolosamente ai momenti decisivi del campionato. Ma non si può parlare solo di questo, sarebbe un torto enorme nei confronti di una prestazione, quella interista, che è apparsa davvero gigantesca. D’accordo, la cosiddetta inerzia della partita è cambiata - anche sotto il profilo psicologico - dal rigore in poi. La Lazio aveva tenuto testa alla grande per mezz’ora. Poi è sparita. Crollata. Alla fine anche umiliata. E qui potrebbe aprirsi un ulteriore dibattito.
Tipo: Inzaghi avrebbe fatto meglio a rallentare le galoppate dei suoi? In certe situazioni ci vuole più rispetto? Il tema è troppo ampio per condensare una risposta in poche righe. Ma lo sport, in generale, prevede il rispetto per lo sconfitto solo nella modalità più etica possibile: la gara si disputa sino alla fine senza guardare il risultato. Vale in generale e nello specifico: fermarsi sul 3 o 4 a zero, per esempio, potrebbe essere perfino meno rispettoso che continuare fino all’ultima bracciata, l’ultimo centimetro. L’ultimo gol. Quello di Thuram."
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