Walter Sabatini saluta la Roma. E lo fa con una conferenza stampa fiume dalla quale emerge la grande passione per i giallorossi e per il lavoro svolto in questi anni: «Sono cambiate le regole di ingaggio, il presidente e i suoi collaboratori legittimamente puntano su altre prerogative. Adorano la statistica e stanno cercando un algoritmo vincente. Io non vedo il pallone come un oggetto sferoidale fatto con un certo materiale e con quanti impatti balistici può avere l’impatto. Io vedo un universo intero, per me la palla è qualcos’altro. Il mio calcio non può essere portato alle statistiche, le statistiche aiutano ma tradiscono. Anche io a volte mi confondo e poi prendo Piris, non era un giocatore da Roma. Devo dire che con molta fortuna l’avere supera prevalentemente il dare. Io sono un uomo leale che non può fare il massimo in questa situazione, mi è successo un episodio che è stata la causa scatenante di questa mia scelta. Riguarda un giocatore che sta facendo molto bene che ho perso perché mi è mancata l’arroganza la forza e la sicurezza di fare quella operazione e sentendo alle mie spalle tutta una serie di recriminazione, ho perso l’attimo fuggente. Perso questo giocatore ho capito che io non merito più la Roma. Dopo questo episodio ho capito che non devo più essere io il direttore sportivo della Roma. Io adesso mi cercherò una tana dove rinchiudermi, voglio un pertugio dove nascondermi e stare zitto e non ascoltare»
ultimora
Sabatini, l’addio: “Dopo aver perso un giocatore ho capito che non meritavo più la Roma”
Le parole di Walter Sabatini nella conferenza stampa di addio alla Roma
Delusione - «Il vero fallimento non è nei risultati sportivi o dei calciatori, ho reso la Roma un’insidia per tutti a qualsiasi latitudine. La Roma è sempre stata presente ed ha sempre combattuto, ho fatto un mercato rissaiolo. In tema di rivoluzione culturale che è una cosa magniloquente, importante, che presuppone qualcosa di articolato, in realtà si riferiva ad un’esigenza, cioè pensare ad una vittoria non come una possibilità ma come necessità. Sono deluso, qui si perde e si vince alla stessa maniera e questa è la nostra più grande debolezza».
Addio - «Io fra 20 minuti uscirò da questa sala e non sarò più il direttore sportivo della Roma. Fidatevi dei dirigenti, non fateli diventare carne al macero da calpestare da qualsiasi parte. Non hanno da rimettere coloro che diffamano costantemente, e non sto parlando di chi critica io ho le spalle larghe. Sostenetela la Roma».
© RIPRODUZIONE RISERVATA