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Sabatini, pesano i no sul mercato di Suning a Ramires, Pastore e Texeira. E con Spalletti…

Il dirigente aveva poca autonomia in sede di trattative. Col tecnico non si sentivano da inizio febbraio

Andrea Della Sala

Periodo delicato per Suning che ha ricevuto in breve tempo le richieste di dimissioni di Walter Sabatini e Fabio Capello. Il tecnico dello Jiangsu settimana scorsa, mentre per il dirigente la decisione era stata presentata alla dirigenza cinese già due settimane fa. I legali dell'allenatore sono a Nanchino per formalizzare l'addio al club cinese e da questa mattina è ufficialre la chiusura anticipata del contratto tra Sabatini e Suning Sport. Una decisione che pareva ormai scontata dopo le parole del dirigente di ieri. A segnare in maniera decisiva il rapporto tra Suning e Sabatini è stato il mercato di gennaio che doveva sistemare la rosa a disposizione di Spalletti, ma che così non è stato. Sabatini non ha sentito dalla sua parte la giusta autonomia per quanto riguarda le trattative e non se l'è sentita di andare avanti senza poter incidere in sede di mercato; un mercato reso già molto difficile dai paletti del fair play finanziario e dalle restrizioni del governo cinese, senza trascurare il complicato meccanismo di comunicazione Milano-Nanchino anche in sede di normale amministrazione.

Mal digeriti, anzi per nulla metabolizzati gli stop in particolare alle operazioni Ramires, Pastore e Texeira, con i due brasiliani di proprietà proprio dell’altro club di Suning. Si parla anche di uno scontro durissimo con la proprietà nelle ultimissime battute di mercato, ma a Sabatini è forse dispiaciuto di più il mancato concreto «appoggio» - o perlomeno vissuto come tale da lui - di alcune componenti italiane del club. E in questo senso scarso «aiuto» sarebbe arrivato anche da Spalletti, tanto che i due, si dice, si sarebbero sentiti poco o niente da inizio febbraio ad oggi. Sabatini e Ausilio erano stati chiari: «Se non ci rinforziamo, il quarto posto è a rischio, e senza Champions si svaluta ogni cosa, soprattutto la rosa, e quindi addio plusvalenze sicure, e paletti del fairplay finanziario più difficili da neutralizzare». Strategia però seccamente bocciata da Suning, segno di un feeling evidentemente mai sbocciato, di una fiducia mai cresciuta nei confronti del dirigente che più di tutti si è esposto in questi mesi.

(La Gazzetta dello Sport)