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Nel corso di un'ampia intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchiha parlato della ripresa della Serie A:
«Si troveranno meglio quelle squadre che avranno una strategia e non soltanto una tattica. Mi spiego: la tattica ti fa vivere alla giornata, se uno ti attacca in un modo tu predisponi la difesa per annullarlo. La strategia, invece, aiuta a migliorare le tue conoscenze, previene le difficoltà e te le fa superare perché ti dà gli strumenti per farlo. Purtroppo l’Italia è un Paese di grandi tattici e di pessimi strateghi. E non mi riferisco soltanto al calcio, ma pure alla politica, all’economia e via dicendo. Le squadre più intelligenti, in una situazione come questa, che è strana e mai affrontata prima, saranno avvantaggiate. Più del colpo del singolo saranno decisivi il collettivo, l’aiutarsi l’uno con l’altro, il carattere, lo spirito di gruppo. Mi fa dire una cosa che mi sta a cuore?».
Prego.
«Abbiamo passato un momento terribile, il calcio può aiutare a distrarsi, ma non vorrei che la gente si distraesse troppo: c’è bisogno di lucidità per ricostruire, nell’ambiente del pallone e non solo, e tutti abbiamo il dovere di contribuire al cambiamento. Se dopo il virus torniamo allo status quo, vuol proprio dire che siamo un popolo di zucconi. E in campo vorrei vedere più coraggio, più entusiasmo, più aggressività: basta con le squadre che usano tre difensori per marcare un solo attaccante. Il pubblico chiede bellezza, divertimento, e non soltanto vittorie conquistate senza merito».
Poi c’è la novità delle 5 sostituzioni. Che ne pensa?
«Questa poi è bella. Se volevano partite più equilibrate hanno sbagliato strada. Così si favoriscono le più forti, è ovvio. Ma vi rendete conto di che cosa significa cambiare cinque giocatori su undici: è metà squadra. Chi può inserire dei campioni, che magari tiene freschi in panchina, bene; e gli altri che si arrangino. Non mi sembra una grande idea. In questo modo si evidenzia ancora di più il gap tra grandi e piccoli, tra ricchi e poveri».
Duello Juve-Lazio per lo scudetto?
«Ho dato un’occhiata al calendario e mi sembra che quello dell’Inter sia abbastanza facile. Credo che Conte possa reinserirsi nella lotta al vertice, anche se la Juve, per l’organico a disposizione, e la Lazio, per le grandi motivazioni, partono in vantaggio. Però, lo ripeto, mi aspetto sorprese».
Quali fattori incideranno di più?
«Due. La preparazione e la paura».
Ci spieghi bene.
«La preparazione atletica, quando si gioca a certe temperature e dopo una sosta di tre mesi, è fondamentale. Per fare un esempio concreto: mi aspetto che Sensi dell’Inter entri in forma più velocemente di Lukaku, che ha muscoli da colosso. Anche su questo dettaglio c’è da ragionare, perché qui, prima della ripartenza, non si potranno fare prove in amichevole. E poi c’è l’incognita “paura”: voi siete sicuri che tutti metteranno in campo lo stesso ardore che avevano prima della sospensione. Questo virus, purtroppo, oltre che nei polmoni, è entrato nella testa della gente, e quindi anche dei calciatori».
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