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E non si può concedere tante ripartenze all’Inter.
—«Ogni volta che andavano in contropiede, i nerazzurri creavano un’occasione pericolosa. Questo è inammissibile. E le marcature preventive dov’erano? Ripeto: l’atteggiamento dei rossoneri mi è sembrato superficiale. Il proverbio dice che errare humanum est, ma ricordiamoci che perseverare è diabolico. Quindi, su le maniche e tutti al lavoro. Con chiarezza di idee. L’Inter ha vinto perché è stata una squadra compatta, determinata, umile. Ha fatto poche cose, ma chiare e semplici».
Il Milan con i terzini che in impostazione fanno i mediani...
—«Mah... Io ho visto che quando avevano il pallone i rossoneri lanciavano lungo. Ma che roba è? Calabria, da ragazzo, era un centrocampista, però adesso fa da tanto tempo il terzino e allora facciamogli fare quel ruolo senza mandarlo in confusione».
Sembra che le trovate tattiche di Pioli non la convincano.
—«Sono favorevole alle novità, denotano una volontà di progresso. Ma prima di tutto ci deve essere la base, il collettivo. Dopo si può pensare alle varianti».
L’insistito possesso-palla ha abbassato il ritmo.
—«Per forza, i giocatori non erano posizionati bene e aspettavano il pallone da fermi. Ma il problema principale è che il Milan deve diventare un collettivo e non un insieme di individualità».
Come assorbire la batosta?
—«Non ci si deve demoralizzare, ma si deve fare chiarezza. Per primo l’allenatore, che ha già dimostrato di essere una persona intelligente. La lezione può essere utile se allontana la superficialità, il pressapochismo e la presunzione».
(Gazzetta dello Sport)
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