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Sacchi: “L’Inter ha pensato solo a gestire l’1-0. Inzaghi? Ecco il mio consiglio”

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Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha commentato così il KO dell'Inter nel derby

Matteo Pifferi

Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha commentato così il KO dell'Inter nel derby:

«Non so chi sia stato a dire che il calcio racchiude in 90 minuti la storia universale, però so che aveva proprio ragione. Chi avrebbe pensato, alla fine del primo tempo, che il Milan avrebbe vinto questa partita? Nessuno, proprio nessuno. Il calcio è bello anche per queste stranezze. Tutte e due devono crescere parecchio sul piano del pressing per arrivare a un livello internazionale».

Scomponiamo la gara. Primo tempo solo Inter.

«La differenza tra nerazzurri e rossoneri era enorme, i ragazzi di Inzaghi hanno sbagliato parecchi gol. Il Milan non era coordinato, troppa distanza tra i reparti e poi quel Kessie a marcare Brozovic non mi ha convinto».

In che senso?

«Se giochi a zona, e il Milan gioca a zona, perché bisogna destinare un giocatore a una marcatura fissa? È finita che Kessie non ha mai toccato il pallone e Brozovic ha fatto quello che ha voluto. Il Milan deve essere un collettivo, sennò non va da nessuna parte. Senza tatticismi, senza scorciatoie, con entusiasmo e pressing».

Vantaggio meritato, quello nerazzurro?

«Strameritato. L’Inter ha dimostrato di avere più fisicità, più qualità individuali e più esperienza».

Poi però i ragazzi di Inzaghi si sono addormentati.

«L’Inter ha fatto come fanno tutte le squadre italiane: una volta in vantaggio, anziché cercare il ko, si preoccupano di gestire, rallentano il ritmo. Non va bene. Bisogna attaccare e avere coraggio per novanta minuti e più».

La mossa di Pioli, che ha tolto Kessie e inserito Brahim Diaz, ha cambiato gli equilibri.

«Proprio così. Con Diaz il Milan si è messo a posto e Brozovic è stato costretto a correre dietro a un avversario invece di farsi rincorrere da Kessie. Sistemato in mezzo al campo, sulla trequarti, Diaz ha dato fastidio perché riceveva il pallone in una posizione di pericolo. Non capisco il motivo per cui l’Inter ha abbassato così la pressione. Aveva la possibilità di tenere in mano la partita e invece l’ha consegnata all’avversario. A un certo punto, l’Inter ha cercato di sopravvivere, ma questo nel calcio non funziona».

Anche perché il Milan è cresciuto grazie a qualche lampo di Diaz.

«Vero, però dobbiamo essere onesti: prima del gol non aveva quasi mai tirato in porta. Poi le partite cambiano all’improvviso. Giroud è stato bravissimo. Un centravanti come lui soffre se non ha l’appoggio di tutta la squadra e per più di un’ora è rimasto isolato. Ma lui è un generoso, corre tanto, si fa trovare sempre pronto. La giocata sul secondo gol è stata bellissima».

Il migliore dei rossoneri?

«Giroud ha deciso la partita perlomeno tanto quanto Maignan. Per me il portiere è stato il più bravo».

Campionato riaperto?

«Classifica accorciata, ma l’Inter resta la più forte. Adesso dovrà dimostrare maturità: non è semplice assorbire certi colpi. Però le qualità del gruppo di Inzaghi sono superiori a quelle degli altri».

Per il Milan è finalmente l’uscita dal tunnel?

«Questo successo darà entusiasmo, e l’entusiasmo andrà incanalato nella giusta direzione».

Che cosa significa?

«Che il Milan deve riprendere tranquillità e deve tornare a essere quello che è stato nella prima parte della stagione, cioè un collettivo. I giocatori di Pioli non hanno la forza fisica, l’esperienza e la tecnica degli avversari: devono sopperire a queste mancanze con il senso del gruppo, con lo spirito di sacrificio».

Che cosa ha detto questo derby?

«Che in Italia ragioniamo spesso da tattici e non da strateghi. Si sono visti pregi e difetti da entrambe le parti. L’Inter aveva il dovere di spingere e non l’ha fatto. Il Milan, nel primo tempo, si è preoccupato solo di contrastare l’avversario e non di creare. Sono errori che a livello internazionale paghi».

Consigli per Pioli e Inzaghi?

«Sono due bravi allenatori, devono credere ancora di più in quello che fanno e nel proprio gioco. Serve maggiore convinzione in modo da dare uno stile alla squadra. Guardino il Liverpool, il City, ma anche il Porto, cioè le squadre che stanno esprimendo il miglior calcio in Europa. In Italia siamo spesso sotto ritmo, e questo è un difetto da cancellare. E poi mi piacerebbe vedere più pressing, squadre più corte e di conseguenza più organizzate. Se si è vicini, ci si aiuta di più. Il Milan, quando è stato una squadra, un gruppo coeso, ha costruito il successo».

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