Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha parlato dell'intricato finale di stagione e della corsa alla Champions League: «Questa incertezza ha una spiegazione. Le squadre, quasi tutte le squadre, anche quelle che a questo punto del campionato non hanno più obiettivi da rincorrere, affrontano le sfide con dignità e con professionalità: s’impegnano, faticano, non regalano nulla all’avversario. Guardate il Sassuolo contro la Roma o il Napoli contro l’Inter. Ecco il modo corretto d’interpretare il calcio».
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Sacchi: “Inter, non solo colpe di Spalletti. Il problema parte dal club. Con l’Empoli gara aperta”
L'ex tecnico ha parlato del finale di stagione dell'Inter
Tra Atalanta, Inter, Milan e Roma chi va in Champions?
«Non sono mica un mago!».
Però di calcio se ne intende.
«D’accordo, però non è semplice anticipare i verdetti. Comunque una cosa la dico subito».
Prego.
«L’Atalanta è quella che merita più di tutte di andare in Champions».
Perché?
«Delle quattro è la società che ha speso meno, è quella che ha la rosa più ridotta, eppure è quella che gioca meglio. Siccome ho sempre pensato che deve vincere chi merita, sostengo che l’Atalanta deve prendersi un posto in Champions».
Che cosa le piace della squadra di Gasperini?
«Fa un calcio in cui si vede la mano dell’allenatore, in cui si vedono le idee. I ragazzi hanno coraggio, e sanno uscire con brillantezza dalle situazioni di difficoltà. In Italia sono gli unici a praticare il “sistema puro”, uomo contro uomo: ciò significa che hanno fiducia nei loro mezzi. Non esagero se dico che questo è un gruppo di eroi: ci sono giocatori, e penso ad esempio a Ilicic, che in altre piazze non hanno reso come a Bergamo. Bravo, Gasp».
Domenica c’è la partita contro il Sassuolo: facile?
«Per nulla. Il Sassuolo ha dimostrato contro la Roma che non è ancora andato in vacanza e poi l’Atalanta è arrivata in riserva in questo finale di stagione».
Dunque vince, perde o pareggia?
«Mai azzeccato un tredici alla schedina, però aggiungo che sarà una gara rognosa. Mi auguro che non ci siano altri condizionamenti».
Che cosa intende?
«Viviamo in un Paese nel quale la correttezza non è al vertice, spero che gli arbitri non si facciano condizionare: le regole devono essere uguali per tutti».
Ha qualche sospetto?
«No, il mio è soltanto un discorso preventivo. Ma sa, gli italiani se incontrano un direttore di banca si tolgono il cappello e riveriscono, e quando invece incrociano lo sguardo dell’usciere neanche gli rivolgono la parola. Siamo fatti così, mi sono spiegato?».
Veniamo all’Inter. La batosta di Napoli ha riaperto ferite che sembravano rimarginate.
«Il problema parte dal club. Quando non c’è la società, l’allenatore fa fatica. Lo sa che la conflittualità in ambito lavorativo è la principale causa di stress? Mi pare che l’Inter non sia un ambientino tranquillo, no? Per questo, secondo me, non si possono dare le colpe di questa situazione soltanto a Spalletti. Le radici del problema sono altrove».
Contro l’Empoli scontro da brividi.
«L’Empoli è delle squadre che giocano il miglior calcio in Italia. E’ un gruppo di ragazzini semisconosciuti che sta seguendo in tutto e per tutto il suo maestro Andreazzoli. L’incognita è facile da individuare: avranno, questi giovani, la personalità per reggere una sfida su un palcoscenico come quello di San Siro? Io ricordo che l’Empoli di Sarri impose il possesso-palla al Milan, e giocava in casa dei rossoneri».
E domenica che succede?
«La partita mi sembra aperta. Se consideriamo i valori individuali no, non ci sarebbe gara, ma il calcio è fatto di idee, di lavoro, di serietà. Di certo l’Empoli non dovrà andare a San Siro per difendersi, sennò perde prima ancora di cominciare».
Restano altre due candidate: Milan e Roma.
«Il destino non dipende da loro, ma anche dai risultati delle altre. Comunque il Milan, del quale faccio sempre fatica a parlare perché voglio troppo bene a Gattuso, a Maldini, a Leonardo, può farcela contro la Spal che ha già fatto il suo capolavoro conquistando la salvezza».
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