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Certo che l’Inter vista a Manchester, e anche nelle prime quattro giornate di campionato, è in ottima forma. Credo che Simone Inzaghi stia facendo un grandissimo lavoro: ha dato coraggio a tutto il gruppo, è cresciuto tantissimo e guida con sicurezza la squadra. Non si va a giocare contro il City con quella decisione e con quella determinazione se alla base non ci sono le conoscenze che l’allenatore ha saputo trasmettere. I nerazzurri hanno giocato alla pari contro la squadra che da anni domina la Premier ed è un punto di riferimento di tutto il calcio europeo. Ciò è stato possibile perché oggi l’Inter è una formazione di altissimo livello, che può puntare a essere protagonista sia in campionato sia in Champions League. Sa attaccare con tanti giocatori ed è formidabile nelle ripartenze, sa costruire azioni pericolose attraverso un palleggio ragionato, si difende compatta, non lascia spazi agli avversari, ha elementi di eccezionale talento e di notevole esperienza. In sostanza è una squadra davvero completa. Facile parlare della coppia d’attacco Lautaro-Thuram, o della regia di Calhanoglu e delle incursioni di Barella, o della solidità della retroguardia. La verità è che Inzaghi è riuscito nel compito più difficile: trasformare un gruppo di ottimi giocatori in una vera e propria squadra, che lotta unita e che, unita, si muove sul campo.
Altrettanto non si può dire del Milan. L’ho visto contro il Liverpool ed è stato un dolore. Ai rossoneri, in questo momento, manca tutto e ritrovarlo in pochi giorni non è cosa semplice. E, prima ancora del lavoro, servono le idee chiare. Da parte dei dirigenti che le devono trasmettere all’allenatore, il quale dovrà poi saperle comunicare ai giocatori. Questa è la catena che il Milan deve seguire. Facile dare la colpa a Fonseca, come sento in giro. Ma allora io dico: perché non darla a questo o a quel giocatore?
La verità è che non esiste un solo colpevole: tutti sono responsabili e tutti insieme devono riuscire a trovare la chiave per tornare a essere una squadra di alto livello. Il derby può rappresentare una svolta per i rossoneri ma non basta una partita, anche se giocata bene, per dire che il malato è guarito. Servono continuità di rendimento e di risultati. L’Inter invece deve dribblare il pericolo di sentirsi già arrivata: c’è ancora parecchia strada da percorrere prima del traguardo. Sia in Italia sia in Europa.
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