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Anche i centrocampisti hanno retto, hanno creato e hanno contrastato con efficacia.
—"Direi che lì in mezzo ce la siamo cavata abbastanza bene. Forse in alcune circostanze siamo stati un po’ confusionari, ma queste sono partite molto difficili, soprattutto a livello mentale, e non sempre si riesce a mantenere la necessaria lucidità. Nel primo abbiamo avuto diverse opportunità per passare in vantaggio. La più clamorosa è stata quella di Frattesi, peccato che non abbia fatto il colpo sotto altrimenti sarebbe stato gol".
A proposito di Frattesi: a tratti ha fatto l’attaccante.
—"È un ragazzo che ha forza fisica e mette le energia al servizio della squadra. Recupera e aggredisce. Deve migliorare nell’interpretazione delle situazioni di gioco".
Guai, però, a pensare di essere già arrivati al traguardo.
—"Sarebbe un errore imperdonabile. Questa qualificazione dev’essere un punto di partenza, non di arrivo. Se vogliamo diventare una Nazionale leader c’è bisogna di cambiare parecchie cose, e non sto parlando di questioni tattiche".
A che cosa si riferisce?
—"Siamo indietro rispetto a tutte le principali nazionali d’Europa. L’Italia ha un solo centro tecnico federale, la Francia ne ha sedici. Ci batte persino la Svizzera, che ha tre centri".
Che cosa si deve fare?
—"Dobbiamo avere il coraggio di guardare alle altre realtà e, se possibile, prendere spunto. Nel nostro campionato ci sono troppi stranieri che chiudono gli spazi ai giovani. Bisogna investire sugli allenatori, organizzare corsi specializzati, formarli. E poi saranno loro a scegliere i giocatori da crescere. La Francia è riuscita ad abbinare scuola e calcio, ed è arrivata lontano. Cerchiamo di seguire quella strada".
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