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Non è ammissibile un simile atteggiamento. Per due volte consecutive non siamo andati al Mondiale, poi abbiamo vinto l’Europeo nel 2021 con Mancini e adesso facciamo questa figuraccia: che cosa bisogna pensare? Che il calcio italiano ha bisogno di un profondo rinnovamento, che bisogna mettersi lì a ragionare e capire le cose che funzionano. Se in due Mondiali e in due Europei soltanto in un’occasione siamo stati all’altezza, c’è un problema da risolvere. E la Federcalcio deve impegnarsi in questo tentativo di comprensione e di rinnovamento. Contro la Svizzera, che è un bel gruppo ma non è una nazionale di fenomeni, non c’è stata partita, e questo è inaccettabile. L’Italia, se non altro per la sua storia e per il volume di affari che genera il calcio nel nostro Paese, ha il dovere di fare di più. Provo ad andare oltre il problema contingente, e cioè l’eliminazione. Cosa impedisce alla Nazionale di essere ciò che dovrebbe da troppo tempo? Credo che le nostre squadre, e i nostri settori giovanili, siano imbottiti di troppi stranieri. Rileggete la storia e scoprirete che ogni volta che abbiamo favorito l’invasione di giocatori dall’estero, l’Italia è andata in difficoltà. Non facciamo crescere i ragazzi, non diamo loro le conoscenze tecniche, tattiche e morali fondamentali per lo sviluppo di un atleta. In generale, non c’è, se non durante le grandi manifestazioni, quell’attenzione che la Nazionale meriterebbe. Quanti centri federali abbiamo? Uno. Gli altri Paesi ne hanno sei-sette, come minimo. Ciò significa che noi non stimoliamo la crescita. Servono nuovi corsi per allenatori, deve nascere una scuola di maestri che insegnano calcio. Soltanto così potremo uscire dal buio nel quale siamo precipitati. Prendiamo, tanto per far capire il livello a cui siamo arrivati, i due gol subiti dalla Svizzera. Sul primo c’è Freuler che s’inserisce dalla trequarti e nessuno che lo segue e lo contrasta. Ma questi sono principi che si insegnano alla scuola-calcio, non è possibile che dei professionisti non sappiano che cosa fare in queste situazioni. Sul secondo gol, in avvio di ripresa, quando si dovrebbe essere al massimo dell’attenzione, un giocatore avversario riceve il pallone nella nostra area di rigore e nessuno lo affronta: gli si concedono quei due metri di libertà, lui tira e segna. Ripeto: qui si tratta dell’abc del pallone, sono cose che conoscono anche i bambini. Mi dispiace che anche un bravo allenatore come Spalletti sia finito in questo tritacarne. Lui ha dimostrato, nella sua carriera, di avere idee. Qui in azzurro, forse, ha incontrato difficoltà che nemmeno lui immaginava".
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