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I tifosi sono delusi e comprensibilmente furibondi.
—«I fischi del pubblico, sabato, li ho trovati giusti. Prestazione bruttissima. Il fatto è che ora c’è poco tempo per entrare nelle teste dei giocatori e convincerli che si deve diventare un collettivo».
Che dovrebbe fare Pioli?
—«Non mi permetto di dargli consigli, saprà lui che cosa fare. Posso dire che cosa facevo io».
E cioè?
—«Io venni etichettato come il Signor Nessuno che arrivava al Milan. E in effetti ero un Signor Nessuno. Però il Signor Nessuno non voleva giocatori presuntuosi, individualisti, pigri, avidi, poco professionali. Gli allenatori, oggi, dovrebbero far sentire di più la loro voce in sede di campagna acquisti. Prima di acquistare Rjikaard io mandai un mio uomo di fiducia a seguirlo per due settimane: quando tornò gli chiesi persino che cosa mangiava, quali erano le sue abitudini fuori dal campo. Bisogna scegliere le persone prima dei calciatori, volete capirlo?».
Comunque il club è vicino all’allenatore.
—«E questo è positivo perché permette a Pioli di avere l’autorevolezza necessaria quando si dirige un gruppo. Al primo anno di Milan io avevo qualche difficoltà. Berlusconi venne a Milanello e disse: “Buongiorno. Io ho la massima fiducia in Arrigo. Chi lo seguirà, resterà anche l’anno prossimo. Chi non lo seguirà, andrà via. Buongiorno”. Ventisette secondi di discorso, e da quel momento cominciammo la grande cavalcata. La forza della società è fondamentale per raggiungere grandi obiettivi».
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