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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi parla di Luis Muriel. L'attaccante dell'Atalanta è uno degli obiettivi di mercato dell'Inter in vista della prossima stagione. "Ha un talento immenso. La tecnica ce l’ha nel sangue. Ecco, forse non è molto mobile. Spesso lo vedo fermo in campo. Nel calcio moderno non ci si possono permettere attimi di sosta, quando si ha la palla e quando la palla ce l’hanno gli avversari".
Il difetto si può correggere?
«Tutto si può correggere, a patto che ci siano volontà e disponibilità. Se uno smette di imparare è arrivato al traguardo, vale per un calciatore ma anche per un professore o un avvocato. L’umiltà sta alla base di ogni miglioramento».
Ha questa predisposizione all’apprendimento?
«Direi di sì, a giudicare dai passi in avanti nelle ultime stagioni. Provate a guardare i dati della sua carriera...».
A trent’anni, a volte, il desiderio di apprendimento non è elevato come quando si è ragazzi. Che ne pensa?
«Faccio un esempio che spiega molte cose. Al Milan presi Ancelotti per affidargli il ruolo di regista. Dopo un po’ di partite Berlusconi mi disse: “Ha voluto un direttore d’orchestra che non conosce la musica”. Riferii a Carletto le parole del presidente e lui mi chiese: “Che cosa facciamo?”. Bisogna prendere lezioni private, gli risposi. Vieni alla mattina, quando si allena la Primavera, e lavoriamo con loro. Carletto accettò. Aveva ventotto anni, era in Nazionale, avrebbe anche potuto ribellarsi. Ma, da persona intelligente e umile qual è, capì che quel discorso era fatto per il bene suo e della squadra. A fine carriera Ancelotti non ha avuto rimpianti. Altri non so...».
Si riferisce a Muriel?
«Ripeto, Muriel ha grande talento, però avrebbe potuto fare di più. Ma lo vedete quando ha il pallone tra i piedi o quando calcia? Ha una tecnica pazzesca! Ecco, quella tecnica deve essere supportata dal movimento costante e continuo».
E’ pronto per una grande platea? L’Inter ha messo gli occhi su di lui.
«A Bergamo è cresciuto tantissimo grazie agli insegnamenti di Gasperini. Gli serve un bravo allenatore e Conte è certamente adatto. Non credo che possa soffrire le pressioni dell’ambiente, però non so come si possa trovare se non sempre gioca».
Lei, da tecnico, avrebbe voluto uno come Muriel?
«Un giocatore così lo prendevo al volo, poi ci parlavo e, se vedevo che dopo una stagione c’erano dei miglioramenti, allora lo confermavo. Altrimenti no».
(Gazzetta dello Sport)
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