Del lavoro di Pioli e del futuro del tecnico del Milan ha parlato l'ex tecnico Arrigo Sacchi, intervistato da La Gazzetta dello Sport
Del lavoro di Pioli e del futuro del tecnico del Milan ha parlato l'ex tecnico Arrigo Sacchi, intervistato da La Gazzetta dello Sport:
«Pioli lo conosco da molto tempo ed era uno dei tanti allenatori tattici, cioè uno di quegli allenatori che non credono nel gioco. Penso anche che in questi anni abbia cercato di diventare uno stratega e di proporre qualcosa di suo. È un discorso generale: nel calcio ci sono pochi strateghi e molto tatticismo, solo negli ultimi anni si è mosso qualcosa con qualcuno che finalmente cerca il dominio del gioco. Pioli si sta avvicinando».
Roma è un crocevia, il derby determinante: giusto o ingeneroso valutarlo in base ai risultati delle prossime partite?
«Dipende dal mercato, mi spiego. Gli allenatori devono imparare a scegliere i giocatori che vogliono per sviluppare le proprie idee. Non so se tutti gli stranieri che sono arrivati al Milan nell’estate scorsa siano stati presi insieme all’allenatore o comunque con il suo benestare. Dunque, sarebbe ingeneroso giudicarlo per i prossime risultati se non è stato consenziente e non ha avallato il mercato. Altrimenti è chiaro, avrebbe le sue responsabilità. Nel primo caso non avrebbe colpe e se fossi il presidente guarderei a chi quei giocatori li ha scelti. Se invece Pioli ha partecipato alle decisioni e poi qualcosa non funziona ha colpe anche lui. E lo dico con dispiacere perché è sulla strada giusta».
Pioli deve convincere Leao a essere più partecipativo?
«Lui e Giroud devono essere più presenti in contenimento. Il calcio si gioca in undici, è questo che si fa fatica a capire. Il mio Milan era l’esaltazione del collettivo. Se un ragazzo non ha personalità si può aspettare, può maturarla dopo. Il temperamento invece è genetico, ce l’hai o non ce l’hai e Rafa va preso così. In questo modo però il Milan ha diversi giocatori che fanno fatica a tenere le posizioni. Giroud è scusato per l’età, Leao per il temperamento e alla fine di tutto i difensori non sono difesi...».