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Sacchi: “Puntiamo sui giovani, no sui parametri zero. Il grande errore dell’Italia…”

Dalle colonne della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi invita i club italiani a puntare maggiormente sui giovani

Dalle colonne della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi invita i club italiani a puntare maggiormente sui giovani più che sui parametri zero. "I club italiani non possono competere con certe realtà, e penso agli arabi, agli inglesi, ma anche agli spagnoli. Loro hanno soldi da spendere, possono permettersi grandi investimenti, noi no. Dobbiamo farcene una ragione e agire di conseguenza: dove non si arriva con il denaro si può sempre arrivare con le idee. Che, tra l’altro, non costano nulla (a patto di averle)".

"Mi spiego meglio: se fossi il dirigente di una squadra di Serie A, anche di prima fascia che punta a lottare per vincere il campionato, cercherei di investire sui giovani. I giovani sono disponibili, hanno entusiasmo e, se ben educati, hanno pure l’umiltà necessaria per raggiungere grandi traguardi. Puntiamo sui giovani, lasciamo perdere i cosiddetti “parametri zero”, che magari sono calciatori ormai a fine corsa e che vengono da noi soltanto per strappare l’ultimo contratto, investiamo sulle idee, facciamo crescere gli allenatori, mettiamoli in condizione di avere quelle conoscenze necessarie affinché possano proporre alle loro squadre un gioco sempre all’avanguardia".

"Per fare tutto ciò sono fondamentali alcune cose. La prima: il pubblico deve comprendere il momento storico ed economico, non deve chiedere l’impossibile, deve anch’esso ragionare in termini di equilibrio finanziario. I bilanci in ordine sono il primo requisito per avere una società sana e produttiva, discorso che vale non soltanto nel calcio ma in tutti gli ambiti. La seconda cosa, altrettanto importante, è che la Federcalcio dia una spinta in questa direzione, promuovendo corsi di aggiornamento per gli allenatori, seguendone il percorso, i miglioramenti".

"Il grande errore dell’Italia, dopo i fantastici anni Novanta, è stato abbandonare completamente lo sviluppo dei settori giovanili. Tre quarti della difesa del mio Milan venivano dal settore giovanile rossonero: Baresi, Galli e poi Costacurta, Maldini. Troppo spesso si insegue il grande nome. Perché? Agli allenatori ripeto: badate al gioco, date forti motivazioni ai vostri ragazzi, create lo spirito di squadra, tutto ciò non costa ed è alla base di ogni impresa. Avanti con i giovani che portano freschezza ed emozioni. Mancano di esperienza, ma hanno l’ambizione di diventare grandi, tutta benzina preziosa".


(Gazzetta dello Sport)