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Signor Ramirez, come va la vita?
«È dura. Sono dure queste giornate e sono stilettate le notizie, sentire di tutti quei morti… provo un senso di profonda tristezza per loro, per i loro cari. Io e la mia famiglia stiamo bene grazie al cielo, consapevoli che dobbiamo dare il nostro contributo, stando a casa. E restare calmi e lucidi, quando dominano il caos, le ansie e le preoccupazioni, ci metti un attimo a uscire di testa. Bisogna resistere adesso».
Riparte il campionato?
«È dura pensare a ripartire dopo tutto questo. Io non gioco una partita da quasi due mesi, dal 16 febbraio contro la Fiorentina, perché poi mi sono trascinato dietro la giornata di squalifica in tutti quei rinvii. Penso che oggi sia più importante pensare alle famiglie che ai problemi del calcio».
E se si riprende a giocare?
«È un po’ come prepararsi per l’Olimpiade solo il mese prima. Perdi qualità. Si vedranno secondo me molte partite brutte. Un calcio non all’altezza dei livelli della Serie A».
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