Intervistato dal Corriere dello Sport, l'ex difensore argentino di Roma e Inter Walter Samuel ha ripercorso la sua esperienza in Italia e parlato del suo futuro da allenatore: "Mi auguro che si torni a giocare per dare un po' di gioia alla gente, è impressionante l'entusiasmo che ha scatenato la Bundesliga. Il calcio è importante, sicuramente il Governo e le autorità scientifiche hanno le loro preoccupazioni, ma mi auguro che si possa tornare a giocare per i calciatori, per la gente che lavora, mi auguro che ripartano anche gli altri sport. Mi sono accorto che guardando le partite in Germania la gente è contenta".
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Samuel: “Conte allenatore con idee chiarissime. Moratti grandissima persona, Zanetti…”
L'ex difensore argentino ripercorre la sua esperienza in Italia
Oggi è nello staff di Scaloni alla guida della Nazionale argentina.
"La cosa che mi ha aiutato è stata aver avuto subito l'opportunità di fare l'allenatore, prima con Pioli, poi a Lugano e ora come collaboratore di Scaloni. Per me essere rimasto nel calcio è stato fondamentale, devo fare esperienza".
In campo non si è mai risparmiato. Affrontava anche le squadre impegnate per la retrocessione come in una finale. La concentrazione è stata una delle sue armi migliori?
"In certe partite, contro le squadre considerate piccole, non puoi lasciare punti per strada, devi giocare sempre al massimo, perchè contro le grandi puoi rischiare di perdere qualche punto. Ho cercato sempre di fare il mio lavoro, il difensore deve difendere, anche se ho avuto anche la fortuna di segnare. Io dovevo aiutare la squadra a non prendere gol, al resto ci pensavano i centrocampisti e gli attaccanti".
Ha giocato con grandi campioni. A cominciare da Messi.
"Eravamo insieme al Mondiale del 2010 in Sudafrica. Poi ho avuto la fortuna di giocare con tanti altri campioni, l'elenco è lungo. A Roma c'erano Totti, Batistuta, Balbo, Aldair, Cafu. All'Inter tanti altri: Ibrahimovic, Milito, Eto'o, Zanetti. Per me è stato un piacere giocare con loro, ho visto fare cose impressionanti in allenamento e in partita".
A Roma ha vinto tanti derby.
"E non ne ho mai perso uno. Di sicuro la stracittadina è più sentita che a Milano, l'ho capito subito, me lo hanno fatto capire i tifosi. La differenza a Roma è che non puoi andare fuori la settimana prima e la settimana dopo. Il derby a Roma è stressante, ma affascinante. Soprattutto quando vinci. Il primo l'ho vinto con l'autogol di Negro, se ne è parlato tanto".
Capello era l'allenatore della Roma campione d'Italia nel 2001.
"Mi ha dato tantissimo. Ho sentito che in un'intervista ha parlato di me. Mi ha aiutato, appena arrivato ero spaesato, lui mi ha sostenuto, ha creduto in me. In precampionato giocavamo a quattro, poi mi ha messo in mezzo e facevamo la difesa a tre. Gli devo molto, mi faceva sentire importante, nelle palle ferme marcavo i più bravi, sentivo sempre la sua fiducia".
Un allenatore severo come lui è stato determinante per vincere a Roma.
"Credo proprio di sì. E' una persona di polso, anche se conoscendolo sapevamo che si arrabbiava per farci restare concentrati, perchè a Roma si tende a mollare, a rilassarsi. Lui cercava sempre di avere il massimo da ognuno di noi, lo faceva a volte in modo brusco".
Un altro tecnico che ha segnato la sua carriera è stato Mourinho.
"Diverso da Capello. Forse era più vicino ai giocatori, anche se di alcuni si fidava di più, di altri meno. Mi sono trovato bene con lui come con Capello, entrambi mi dimostravano con i fatti che credevano in me, mi facevano giocare sempre. Sono riusciti ad avere il massimo da ogni giocatore. Adesso che sono dall'altra parte mi rendo conto che questo non è facile".
Si porterà dietro le loro esperienza nella carriera di allenatore?
"Vorrei essere me stesso, ma cercherò di ricordarmi alcune situazioni, come gestivano certi momenti con i giocatori, con la stampa. Il saper cambiare strategia nello spogliatoio. Il calcio e gli allenatori si sono evoluti. Ora sto facendo il corso a Coverciano, mi manca l'ultimo step per il patentino di prima categoria. Ho avuto altri grandissimi allenatori: Bianchi, Bielsa, Ranieri. Ognuno ti lascia qualcosa".
Roma e Inter, le squadre alle quali è più legato, devono crescere per puntare allo scudetto.
"Se ricomincia il campionato sarà un po’ diverso, ci saranno tanti elementi da tenere in considerazione, si giocherà ogni tre giorni. Chi avrà la migliore condizione fisica la spunterà. Sarà importante mantenere la forma ed evitare infortuni. Fonseca mi piace, l'ho conosciuto a Roma per il corso. Siamo andati a Trigoria a studiare i suoi metodi di allenamento. Sta facendo bene al primo anno in Italia, propone un calcio interessante. E molto preparato, lui e il suo staff. Conte l'ho conosciuto quando giocava, mi sembra un allenatore forte e con idee chiarissime".
Sensi e Moratti, due presidenti come non ce ne sono più, che hanno portato a vincere Roma e Inter, oggi guidate da proprietà straniere.
"Ho avuto la fortuna di conoscere due gestioni familiari. Entrambi erano distaccati, ma quando c'era bisogno erano vicini alla squadra. Ho un bellissimo ricordo di entrambi. Quando andai al Real Sensi stava già male, quel giorno dell'addio mi accompagnò dall'ascensore alla macchina. E' stato straordinario quello che è riuscito a fare a Roma, non lo dimenticherà nessuno. Anche Moratti ha fatto tanto per l'Inter, il calcio gli mancherà ma si è tolto tante soddisfazioni. E sono felice di questo. Anche con lui il rapporto è stato bellissimo, era molto vicino alla squadra, difficilmente si arrabbiava, trattava i giocatori quasi come figli. Una grandissima persona".
Per Zanetti il percorso all'Inter è stato più facile.
"Sapeva che quello sarebbe stato il suo cammino. Ha cominciato a prepararsi, ha studiato, l'esperienza che farà lo aiuterà tanto, perchè una cosa è giocare, un'altra è fare il dirigente. Sono molto contento per lui".
Samuel, che allenatore sarà?
"Innanzitutto voglio è provare a fare il primo, poi vedrò fino a che punto posso arrivare. Adesso faccio il secondo, ma mi preparerò per essere pronto. Credo di poter essere all'altezza".
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