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San Siro, 6 consiglieri Dem denunciano: “Dibattito pubblico clandestino”

Gianni Pampinella

A una frangia del Pd la formula con cui il Comune ha impostato il dibattito pubblico sul futuro dello stadio Meazza non è piaciuta

C'è una frangia del Pd meneghino a cui la formula con cui il Comune ha impostato l'informazione relativa al dibattito pubblico sul futuro dello stadio Meazza non è piaciuta, e lo dice chiaramente, chiedendo di spostare quantomeno il luogo dedicato all'ultima puntata dell'iter, spostando l'appuntamento in un proscenio più capiente. Il problema a detta di alcuni esponenti della maggioranza è nato da una scarsa 'sponsorizzazione' del dibattito che ha portato a una conseguente scarsa partecipazione. In una nota, i consiglieri dem Daniele Nahum, Simonetta D'Amico, Alessandro Giungi, Natascia Tosoni, Angelica Vasile e Rosario Pantaleo denunciano infatti come la questione sia stata caratterizzata "da una quasi totale clandestinità, nessuna affissione pubblica lo ha pubblicizzato e neppure durante le partite di Milan e Inter è stato ricordato con annunci o tramite il maxischermo". Non solo, ma addirittura, come sostengono i sei esponenti dem milanesi alcuni incontri del dibattito pubblico "sono stati calendarizzati in contemporanea con sedute del Consiglio comunale, così impedendo la partecipazione di consigliere e consiglieri".

Ovviamente, proseguono Nahum, D'Amico, Giungi, Tosoni, Vasile e Pantaleo, "date queste premesse il dibattito pubblico è stato seguito da pochissime cittadine e cittadini, tra l'altro con una estrema povertà di strumenti comunicativi (neppure un plastico dell'area in cui è previsto l'intervento immobiliare è stato predisposto)", quando in realtà "ci si aspettava che almeno per la presentazione delle conclusioni si fosse scelto uno spazio che potesse contenere centinaia di persone". Invece, "in perfetta coerenza con tutto il percorso, la scelta è caduta su una sala di Palazzo Marino da soli 49 posti. Sempre in coerenza con tutto ciò, la presentazione è fissata alle 12 di un giorno lavorativo". Ecco perché i sei dem chiedono "che in extremis almeno il luogo venga cambiato, permettendo di esserci a chi volesse ascoltare di persona le conclusioni del dibattito pubblico".