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"Avrebbe potuto essere uno degli ultimi derby a San Siro. Se tutto fosse filato liscio, non sarebbe stato lontano l’inizio dei lavori del nuovo stadio di Inter e Milan, con l’obiettivo di tagliare il nastro nel 2024. Invece tutto è fermo. E i tempi tornano in discussione". Apre così l'articolo di Tuttosport in merito al tema stadio che, inevitabilmente, ha subito un brusco stop con conseguente slittamento dei tempi. "Il Comune di Milano non ha fatto molto per accelerare. Meglio passare il dossier al sindaco in carica dopo le elezioni fissate in primavera. Nessuno voleva prendersi la responsabilità di andare alle urne dopo aver messo la firma sull’abbattimento di San Siro", aggiunge il quotidiano.
Il possibile cambio di proprietà dell'Inter ha rallentato lo sviluppo della pratica per l'abbattimento di San Siro e la costruzione del nuovo stadio. "Alcune forze politiche erano già sospettose sulle catene di controllo. Sul versante interista non convinceva il legame con le Cayman del fondo Lion Rock Capital, che detiene il 31% delle quote nerazzurre. Su quello milanista resistevano i dubbi sui titolari effettivi, dissolti a dicembre con l’ufficializzazione nelle carte lussemburghesi del ruolo di azionista di maggioranza della famiglia Singer. Resta qualche perplessità sul peso di Blue Skye, che sembra contare più del 4.25% in suo possesso nel veicolo Project Red Black, come dimostra la carica di Gianluca D’Avanzo consigliere delegato del Milan. Aspetti che i club hanno cercato di chiarire inviando tutta la documentazione richiesta da Palazzo Marino", commenta Tuttosport che illustra come il cambio di proprietà dell'Inter abbia inevitabilmente stoppato ogni discorso sul nascere.
Sin dall'inizio sono stati in molti a storcere il naso per quella strana coabitazione che Inter e Milan hanno in mente, quasi fosse un segnale della volontà di slegarsi da Milano di entrambe le proprietà. "Tutti pensavano che il discorso riguardasse soprattutto Elliott. Invece, con ogni probabilità, sarà Suning a mollare per prima. Con un aggravante per il gruppo di Nanchino che, non avendo nemmeno il piano esecutivo in tasca, non può monetizzare l’affare stadio con i compratori interessati oppure usarlo come garanzia forte per il prestito-ponte. Così San Siro potrebbe essersi guadagnato qualche anno di vita in più. A maggior ragione tenendo conto che, con i tempi biblici della burocrazia italiana, non è così lontano il 2026, il momento della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali prevista a Milano", conferma Tuttosport.
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