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San Siro, dichiarati inammissibili i due referendum: no all’ipotesi ristrutturazione

Fabio Alampi Redattore 

I referendum sullo stadio di San Siro non si faranno: i due quesiti erano già stati dichiarati inammissibili a giugno 2022

I referendum sullo stadio di San Siro non si faranno: il collegio dei garanti del Comune di Milano ha infatti di nuovo dichiarato inammissibili entrambe le richieste referendarie presentate dal Comitato promotore "Referendum x San Siro", depositate in prima istanza nel febbraio 2022 per salvare lo stadio Meazza. Un quesito era confermativo e domandava al Comune di deliberare la salvaguardia di San Siro, senza costruire un nuovo stadio. L'altro chiedeva di abrogare la delibera di giunta che sanciva il pubblico interesse del nuovo Meazza. I due quesiti erano già stati dichiarati inammissibili a giugno 2022 dal collegio, composto all'epoca da altri membri. Era poi intervenuto il Tar che aveva annullato la decisione. Così il collegio, con una nuova composizione, lo scorso 29 maggio ha incontrati i rappresentanti del Comitato.

Con le dimissioni di uno dei garanti, si è dovuto cercare un sostituto e nel frattempo la Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale della Lombardia ha dichiarato il secondo anello di San Siro di interesse culturale e la Soprintendenza dei Beni culturali ha dichiarato "archivio pubblico esposto" la parte della Tribuna Ovest dello stadio. Di conseguenza il collegio, ora composto da Paola Giulia Belloli (presidente), Marco Luigi di Tolle e Edoardo Raffiotta ha dichiarato illegittimo il referendum abrogativo perché già superato da atti successivi del Comune e illegittimo anche quello propositivo alla luce del fatto che le decisioni di soprintendenza e Commissione per il patrimonio culturale hanno "fatto venir meno il presupposto principale del referendum, cioè la salvaguardia dello Stadio Meazza".

"Pertanto - sintetizzano i garanti - allo stato non risulta sussistente un interesse del Comitato referendario che legittimi l'ammissione delle richieste referendarie. Non avrebbe senso, a fronte della complessità amministrativa e degli elevati costi pubblici necessari allo svolgimento del referendum, darvi corso in assenza di un perdurante interesse concreto ed attuale".

I garanti bocciano su tutta la linea l'ipotesi di un restauro di San Siro ricordando che secondo la Direzione Rigenerazione Urbana del Comune "l'eventuale ristrutturazione dello stadio Meazza ridurrebbe significativamente la capienza dello stadio durante il corso dei lavori (previsti in circa 6 anni)". In caso, poi, di costruzione di un nuovo impianto, prosegue, l'Ufficio, tutti i costi di realizzazione (compresi quelli per le funzioni urbane accessorie, spazi e strutture pubbliche e di uso pubblico) sarebbero in capo a Inter e Milan mentre il restauro del Meazza peserebbe sulle casse del Comune visto che le due squadre "ritengono la realizzazione di una nuova struttura di livello internazionale l'unico scenario possibile". Secondo la Direzione Lavoro Giovani e Sport, Palazzo Marino non potrebbe sostenere gli alti costi di utilizzo e mantenimento (circa 5 milioni annui solo di gestione straordinaria) di uno stadio di grande capienza come il Meazza senza che vi partecipino le squadre.


(Ansa)


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