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Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Andrea Masala ha parlato così di Alexis Sanchez, chiamato a dare risposte convincenti:
"Carissimo Sanchez, quanto mi costi! L’Inter ci ripensa ogni volta che si aspetta un lampo dal cileno. Il mondo nerazzurro è in fiduciosa attesa di altri segnali, che dimostrino che il soprannome Niño Maravilla non sia ormai armamentario del passato. A partire da Inzaghi, tutti gli concedono le attenuanti generiche: gli infortuni fanno parte degli incerti del mestiere. Poi però, una volta abile e arruolato, è lecito che tiri fuori uno scatto d’orgoglio. Che non può esaurirsi in un amaro post sui social, con tanto di paragone a una Lamborghini abbandonata nel mezzo del nulla. Il prezioso Alexis, se davvero si sente una fuoriserie, dovrebbe far leva anche sulla famosa “garra”, di solito tipica di difensori e centrocampisti sudamericani, ma che nel caso specifico aiuterebbe un puntero come lui a sgommare come ai non troppo lontani tempi di Udine e Manchester. Riflessione terra terra: a uno che percepisce 7 milioni netti, 9,17 al lordo, da più pagato della squadra, non viene il dubbio che sarebbe ora di cambiare marcia? Sanchez non è una vecchia gloria, ha 32 anni, tre in meno del molto più incisivo Dzeko: che cosa aspetta a trasformarsi da lussuosa comparsa a primattore? Non c’è niente da capire o da scoprire, tenti di rilanciarsi e poi si vedrà. Siamo sicuri che un Sanchez tonico ammuffirebbe in panchina? Immaginiamo Inzaghi che lo scuote alla John Kennedy: «Non chiederti che cosa può fare l’Inter per te, ma che cosa puoi fare tu per l’Inter». Prima che sia troppo tardi, prima della finestra di mercato di gennaio che potrebbe sfociare in un addio, Sanchez lasci un segno. Costi quel che costi, anche sette milioni l’anno".
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