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Intervistato da Tuttosport, il capitano dell'Inter Primavera campione d'Italia Mattia Sangalli ha parlato della stagione della squadra di Chivu coronata dal trionfo finale:
Com’è stato alzare la coppa scudetto?
«Ancora non ho realizzato. È stato incredibile, emozionante soprattutto per come è arrivato. In semifinale a dodici minuti dalla fine eravamo sotto 3-0 e siamo riusciti a ribaltarla. Siamo arrivati in finale contro la squadra, ovvero la Roma, che si era dimostrata la migliore dopo la regular season: abbiamo fatto un’ottima prestazione e anche in questo caso, quando sembravamo quasi spacciati siamo riusciti a ribaltare il risultato e vincere. Personalmente, sono pieno di felicità e orgoglio per quanto fatto».
Ha citato la semifinale contro il Cagliari, nella quale lei ha segnato la rete del 3-3. Primo pensiero dopo il gol?
«Anche in quel caso, incredulo. Avevamo avuto occasioni, ma la palla sembrava non volerne sapere di entrare. Poi è arrivato il 3-1 al 78’. Io ho avuto una palla per il 3-2 e l’ho mandata alta e ho pensato che non fosse giornata. Invece è arrivato anche il 3-2 e sull’ultima palla inattiva sono andato dentro, anche se io non sarei dovuto salire. L’ho colpita in qualche modo, ed è andata dentro. In alcuni momenti chiave, oltre alla prestazione, serve anche un pizzico di fortuna».
Com’è avere un tecnico come Chivu?
«Se potessi arrivare a 40 anni avendo fatto la carriera di Chivu, per me sarebbe un sogno. È un privilegio essere allenato da un allenatore che da giocatore ha vinto tutto, come lui. I suoi consigli: entrare sempre in campo con il sorriso, divertirci e rimanere sempre coesi come gruppo. Credo sia stata questa la nostra forza, specie nel girone di ritorno e nelle fasi finali».
Lei ha avuto anche modo di allenarsi in prima squadra e di essere convocato da Inzaghi. Cosa l’ha colpita di questa esperienza?
«Intanto è stata un’esperienza bellissima e ringrazio Inzaghi e il club per avere avuto questa chance. Mi ha colpito molto il ritmo con cui si muove la palla. È molto differente rispetto al settore giovanile».
Chi sono i giocatori ai quali si ispira?
«Visto il mio ruolo, non posso che ispirarmi a Brozovic, che reputo uno dei migliori centrocampisti in Europa. Ma devo dire che tutti i centrocampisti con i quali ho avuto la possibilità di allenarmi ad Appiano mi hanno impressionato: Barella, Calhanoglu, ma anche Gagliardini e Sensi. Invece se devo dire il nome del mio idolo, quello che è sempre stato l’esempio da seguire per me, da quando ero un bambino, allora dico il Cuchu Cambiasso».
Tra l’altro, anche lei ha portato la fascia di capitano: dell’Inter Primavera.
«Per me un onore, ma vissuto con tranquillità. Tanti ragazzi vorrebbero essere nella mia posizione. Indossare la fascia, ma anche solo la maglia dell’Inter: per un tifoso come me, è la cosa che mi rende la persona più felice del mondo».
Dai 4 anni a oggi ha indossato la maglia dell’Inter. In futuro?
«Innanzitutto, io spero di non togliermi mai la maglia dell’Inter. Dopodiché, mi rendo conto che devo compiere il grande salto. Ancora non so nulla di certo circa il mio futuro, parlerò con la società e sono sicuro che troveremo insieme la strada migliore per proseguire la mia crescita calcistica».
Cosa sarebbe disposto a dare per riuscire, dopo aver sollevato un trofeo con la Primavera interista, a sollevare un trofeo anche con la prima squadra un giorno?
«Qualunque cosa. Tutto. Sarebbe la felicità più grande, dal punto di vista professionale».
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