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Nicola Sansone, attaccante del Bologna, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport e ha parlato della ripartenza del calcio italiano: "Tutti vogliamo giocare. Poi bisogna vedere cosa succederà. Io paura non ne ho, ma...".
Nel Bologna c’è stato un giorno pieno di paure: poi, la doppia negatività.
"Fortunatamente è passato. Mi chiedo: e se succede una positività durante il campionato? E se ci fosse un tale di numero di positivi in una certa squadra, non si creerebbe un dislivello tecnico? Oltre al tema della salute ovviamente...".
La Germania (in cui lei è nato e cresciuto) ha cominciato prima di tutti: che insegnamento ha dato?
"Hanno più fondi, più organizzazione e sono più ordinati. Erano meno impauriti di noi anche perché contagi e decessi erano inferiori, e certamente avevano più posti in terapia intensiva rispetto all’Italia e quindi strutture forti a livello sanitario. E il settore calcio, beh, avanti anni luce. Un esempio: mio padre e mio fratello giocano a livello amatoriale nell’“Unione sportiva Gigi Meroni” a Monaco di Baviera, un club fondato da un signore italiano nel ‘70. Sa cos’hanno? Un centro sportivo. A livello dilettantistico, impensabile in Italia".
Cosa deve aver insegnato il lockdown?
"Che il calcio è importante ma la famiglia e la salute di più".
Il suo primo e il suo ultimo tecnico: le ha insegnato di più Van Gaal o Mihajlovic?
"Sinisa. A Van Gaal non perdono una cosa: sono un... baby, mi porta in panca col Bayern Monaco, stiamo vincendo 3-0 col Friburgo ma non mi fa esordire in Bundesliga. Nemmeno un minuto. Ancora oggi mi infastidisce. Detto ciò mi ha insegnato anche lui: i passaggi sul piede forte del compagno, l’affinamento della tecnica...".
E Mihajlovic?
"Oltre a un comportamento tattico che mi ha migliorato, il volere di più, sempre. E, nel guardarlo, ha dato a tutti una lezione di vita enorme".
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