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Giovanni Sartori, ds del Chievo nonché milanese trapiantato a Verona, è stato intervistato da Libero. Grande stratega, è stato a lungo a capo di una società che con il lavoro e la serietà è diventata esemplare. Con Sartori il Chievo ha spaventato le grandi, assaporato l’Europa. E ora, fine. Senza un motivo vero, Sartori se ne va. Perché?«È sembrato un fulmine a ciel sereno, ma non è la verità: lamia decisione è stata ponderata, mille tentennamenti, ma sentivo che era la cosa giusta. Io vado molto a sensazioni, e ci prendo. Mi pare di aver dato al Chievo tutto ciò che potevo, ora questa società ha bisogno di altro. Ho deciso il giorno dopo la salvezza, a maggio».Allora se arriveranno proposte da altre società?«Valuterò. Tornerò se troverò un altroprogetto-Chievo: persone serie, ambiente sereno e piedi per terra. Una grande famiglia calcistica».Anche se il progetto fosse all’estero?«No, io voglio restare in Italia».Si è pure parlato di Inter... «Falso».Lei è ritenuto uno dei più bravi dirigenti in assoluto. Il calcio italiano in questo momento potrebbe aver bisogno di gente come lei...«Mi sta chiedendo se mi vedo in un ruolo federale? No, io preferisco lavorare per una società».
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