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Poco importa in Uk se spesso a foraggiare i club inglesi, oltre ai ricchissimi diritti tv, ci siano i petrodollari degli stessi sauditi. Pep Guardiola si è limitato a dire diplomaticamente che la Saudi League ha "completamente cambiato il mercato"; mentre l'allenatore del Liverpool, Jurgen Klopp, ha sottolineato come la chiusura tardiva della finestra di trasferimento in Arabia Saudita, tre settimane dopo i grandi campionati europei, abbia "un effetto negativo sui club del vecchio continente".
Di certo, c'è che in Italia in tanti hanno sperato di poter vendere a buon prezzo ai sauditi qualche giocatore e che questo ha condizionato il mercato. E nelle prossime stagioni il fenomeno potrebbe crescere. D'altronde, lo scorso anno l'arrivo di Cristiano Ronaldo appariva soltanto come una stravaganza; invece era l'inizio di un progetto e non solo di "sportswashing" ovvero l'intenzione di ripulire attraverso lo sport l'immagina dell'Arabia Saudita.
La Saudi League è "determinata ad essere un successo" e "continuerà a spendere soldi" per attirare i più grandi giocatori, sostiene Hutton. "I programmi di investimento sono in vigore da qualche anno e non vedo come si possa rallentare - sottolinea - Io lavoro nello sport da 40 anni e non ho mai visto un progetto così grande e determinato a essere un successo". "Le critiche dall'Europa? Non sono necessariamente un aspetto negativo. Non significa necessariamente che l'Europa non sarà così forte nel calcio in futuro. È bello che il calcio abbia forza in tutto il mondo". Il successo commerciale - promette - non si fermerà: "Quando Ronaldo ha firmato per Al Nassr, abbiamo improvvisamente avuto un interesse da parte delle emittenti in oltre 170 paesi".
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