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L’Inter chiude il 2023 da capolista e da squadra che in serie A ha raccolto più punti (87 in 41 partite) ma è solo a metà dell’opera. E non punta al massimo perché è più ricca ma perché pensa di aver lavorato e di poter lavorare meglio delle rivali. Altrimenti non offrirebbe 6 milioni al Bruges per Buchanan ma sgancerebbe direttamente i 10 richiesti. E non annuncerebbe il rinnovo di Darmian prima della fine dell’anno per risparmiare qualche milione (utile a ingaggiare il canadese). Rientrando nei termini del 2023, l’accordo con il 34enne italiano continuerà a usufruire dei vantaggi del Decreto Crescita: 2,5 milioni netti anche per il prossimo anno che restano 3,2 lordi per il club. Per lo stesso motivo è arrivato l’accordo con Mkhitaryan: non un anno più uno come si diceva ma direttamente un biennale alla stessa cifra, 3,8 milioni netti, mantenendo così il vantaggio fiscale (4,9 lordi). Altra storia il rinnovo di Dimarco, che era in programma e dimostra la capacità dei dirigenti dell’Inter di valorizzare le risorse già a disposizione: l’ingaggio dell’esterno mancino passa da 1,6 milioni netti a stagione a 3,5 fino al 2027. Un investimento importante ma di certo minore che acquistare un nuovo giocatore.
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