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Savelli (Libero): “Conte si convinca: questa Inter può vincere. Messi? Se ha visto la partita…”

Il commento del giornalista su Libero

Matteo Pifferi

Lungo editoriale di Claudio Savelli sulle colonne di Libero. Il giornalista ha commentato così il KO dell'Inter in finale di Europa League:

"Chissà se Leo Messi era davanti alla tv a vedere l’Inter in finale di Europa League. Nel caso, avrà notato l’unione che regna ormai sovrana tra i nerazzurri, al contrario di quanto accade nel Barcellona. Il gruppo di Conte è compatto, più che mai. Si nota dalla reazione alla difficoltà, cioè la rimonta subita che avrebbe potuto immobilizzare una squadra fragile. Invece due minuti dopo aver subito il 2-1, Godin pareggia, e non è un caso che sia proprio colui che sul primo gol subito pecca più di tutti, non anticipando De Jong. Godin è il manifesto della forza spirituale e reazionaria dell'Inter, ora capace di restare sempre aggrappata alla partita, di reagire agli errori, di tenere la corrente accesa. È questo il primo, grande cambiamento rispetto al passato, quando l’Inter era nota per i suoi blackout: non basta per vincere, ma il passo avanti rispetto al passato è enorme. Si nota anche l’altro lato della medaglia, quello che alla lunga porta alla sconfitta. E cioè che è così profondamente in partita che perde lucidità nel duello psicologico. Fa innervosire il Siviglia, ma tende a sua volta a innervosirsi. Lo dimostra l’atteggiamento di Barella, troppo propenso alla protesta fin dall’inizio: in finale è necessaria cautela, macchiare la partita è questione di attimi. I grandi giocatori sanno accettare un arbitraggio imperfetto, e magari, sottotraccia, sfruttarne le pieghe oscure. Anche Conte scivola nelle cose che lui stesso temeva, l’abitudine a giocare certe partite, la mente fredda e serena, e scivola in una guerriglia con l’ex Banega che ha il merito di alimentare il fuoco della squadra ma forse porta fuori tema il tecnico, che ha bisogno di leggere e interpretare con lucidità la partita".

INTER COMPIUTA - "Ma è meglio l’eccesso di foga che l’insicurezza, la paura, il timore di non essere all’altezza. L’Inter ha eliminato lungo questa Europa League i sentimenti negativi, ora non ha dubbi su se stessa. È lo stesso percorso che fece Mourinho dieci anni fa in Champions, un accumulo di sicurezza tra gli ostacoli della competizione. Oggi come allora l’Inter della finale non è quella di inizio anno, è molto più squadra, molto più avanti, alle porte della grandezza. Non ancora grande, altrimenti avrebbe alzato il trofeo, né in campo dove alcuni giocatori, di fronte all’asticella alta, si sono abbassati – su tutti, Gagliardini – né in panchina. Una delle differenze rispetto alle precedenti gare infatti è la partita a scacchi tra i tecnici: Lopetegui è all’altezza di Conte. Stavolta il tecnico non trova lo scacco matto tattico, un modo facile per arginare il palleggio intenso degli avversari, che alla lunga sfianca e porta ad errori di distrazione come quelli sui gol subiti. In questo si è vista la differenza temuta dal tecnico nerazzurro. Ma va detto che non è stata compensata da lui, dal suo intuito fuori dal contesto, da una magia tattica. La linearità è servita per arrivare in finale, non per vincerla. Non per questo il progetto va buttato al vento. Anzi, è chiaro chel’Inter sia alle porte della compiutezza: manca poco, pochissimo, per vincere. Messi sarebbe di più, ben oltre, perché metterebbe tecnica individuale fuori dallo schema in una squadra che senza schema fatica ancora a vincere. Ma il resto passa dal mercato normale, dal livello medio, e da Conte. Sia convinto, quest'Inter è la sua creatura. Dovesse lasciarla, potrebbe vederla vincere con qualcun altro, e lo rimpiangerebbe per sempre".

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