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C’è una forte componente umana in questi gol, una fondamentale vicinanza emotiva tra l’allenatore e i giocatori che Spalletti ha ricostruito in pochissimo tempo. Anche da Jorginho, riconvocato per via di grandi prestazioni con l’Arsenal e non per un’esigenza nel ruolo che è nata dopo, il ct riceve una grande prestazione. Il rigore è una forzatura che avrebbe potuto prevenire, non è obbligatorio tirarli, ma concedere ad un giocatore la possibilità di redimersi fa parte della sensibilità di Spalletti. Se il regista reagisce al suo personale incubo è anche per l’attenzione del ct ai tempi e ai modi del suo reintegro. Spalletti non ha la sua formazione ideale, o meglio, ce l’ha ma sa che in questo momento non sarebbe la migliore. È flessibile e lucido. L’ultimo Mancini non era né l’una né l’altra cosa. Convocava i suoi a prescindere dalle condizioni fisiche e psicologiche e alternava gli altri senza mai renderli protagonisti.
Ora la Nazionale non è solo aperta a tutti, ma è sempre diversa, pur mantenendo un fondo comune nel modulo e nei principi di gioco. Questa è la gestione moderna di una squadra, sia essa un club o una selezione. Questa è la gestione di un allenatore contemporaneo come Spalletti. Resta un grande lavoro da fare sull’atteggiamento del secondo tempo dopo il 3-0: sufficiente, altezzoso e proiettato all’Ucraina con troppo anticipo. Due i lati positivi del pessimo finale di gara: una Nazionale che andava facilmente in ansia ora è così da tranquilla da addormentarsi e sa reagire al momento di terrore che lei stessa si è creata. Passi avanti. Manca un punto per farne altri con più serenità"
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