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Nel corso di un'intervista concessa ai microfoni di Sportweek, il coach della nazionale spagnola di basket Sergio Scariolo, noto tifoso dell'Inter, ha parlato così in vista della gara di mercoledì in Champions League contro il Barcellona: «Ho iniziato a seguire l’Inter a 6 anni insieme a uno zio a cui ero molto legato. Rammento bene la prima volta che sono andato allo stadio per vederla dal vivo: un Brescia-Inter 0-3 del marzo 1967. Era la coda della grande squadra che aveva dominato l’Europa qualche anno prima e stava spegnendosi. Infatti in quella stagione perse lo scudetto all’ultima giornata nella trasferta di Mantova, causa la famosa papera del portiere Sarti. Ero solo un bambino, ma quella sconfitta mi colpì moltissimo. Uno dei pochi ricordi forti che conservo di quell’età».
Coach, mercoledì la sua Inter giocherà al Camp Nou di Barcellona. Lei è stato in quello stadio?
«Più di una volta, compresa la famosa semifinale del 2010 quando l’Inter, pur perdendo 0-1, si qualificò alla finale di Champions poi vinta contro il Bayern. Ho ancora tutto in testa di quella notte: il gol finale di Piqué, quello annullato a Bojan, l’assedio alla porta di Julio Cesar, gli idranti contro Mourinho e i giocatori che festeggiavano e soprattutto gli insulti che mi sono beccato dai tifosi del Barcellona, i famosi culé. Stavo per prenderle quando mi hanno riconosciuto. I miei trascorsi madridisti, la mia fede interista e il ruolo di c.t. della Spagna, invisa ai separatisti catalani, mi giocavano contro ma, grazie a un paio di amici che mi hanno coperto, sono riuscito a lasciare indenne lo stadio. È stata quella l’unica volta che mi è capitato di respirare un’atmosfera negativa in un impianto sportivo spagnolo».
In nazionale allena molti catalani: Marc Gasol, Ricky Rubio, Pierre Oriola, Pau Ribas e Xavi Rabaseda. Le hanno detto qualcosa sulla partita di mercoledì?
«In effetti c’è un bel blocco che tifa Barça. Marc Gasol, per esempio, è un vero culé, ma non abbiamo ancora parlato della sfida. Ognuno rimane sulle proprie posizioni. Credo che la vedrò insieme a Marc in tv dal Quebec dove saremo nel mezzo della preparazione per la nuova stagione Nba (Gasol gioca nei Raptors, ndr)».
Quanto la preoccupa Messi?
«È un fenomeno. Facendo un paragone con un asso Nba lo accosto a Kawhi Leonard (Mvp delle Finals vinte da Toronto, in estate passato ai Los Angeles Clippers, ndr) per il suo modo di essere silenzioso e defilato, lontano dai riflettori. Al contrario di Cristiano Ronaldo che somiglia a LeBron James. Messi ha così tanta classe che può risolvere la partita con una giocata improvvisa. Ma il Barcellona non è solo lui: da Suarez in giù ci sono almeno 15 giocatori da prendere con le molle».
E come vede l’Inter in questa Champions?
«Ha un girone difficile che dopo il pareggio interno con lo Slavia è diventato ancora più complicato. Per qualificarsi dovrà recuperare i punti persi a San Siro vincendo a Praga. Il mio pronostico? Dal Camp Nou uscirà un pareggio: non è solo un auspicio, lo ritengo il risultato più probabile in questo momento della stagione. Messi è in recupero dall’infortunio, ma immagino e temo che giocherà al meglio. Confido che il triangolo difensivo davanti ad Handanovic riesca a schermarlo».
Quali sono le sue aspettative per questa stagione?
«Impostando una nuova filosofia con un nuovo allenatore come Antonio Conte e tanti nuovi giocatori, l’Inter quest’anno ha fatto un cambiamento radicale, ma ogni nuovo processo esige il suo tempo di assimilazione. Non è il caso di illudersi: il gap con la Juventus esiste ancora. Mi aspetto però che venga accorciato e che nelle coppe la squadra vada il più avanti possibile. Questa stagione deve servire a gettare le basi per dare l’anno prossimo la scalata decisiva al primato juventino».
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