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TS – Scelte di mercato e scarso utilizzo: non è un’Inter per giovani. I motivi…

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L'analisi del quotidiano sui giovani e la rosa nerazzurra: dalle scelte di mercato allo scarso utilizzo in questo avvio

Alessandro De Felice

L'età media più alta della Serie A (27.4 anni) e scelte di mercato che hanno come obiettivo un 'Instant team'. "Non è un'Inter pe giovani". Così Tuttosport analizza la rosa e l'inizio della stagione dei nerazzurri.

"La società nerazzurra è partita a inizio giugno con l’idea di ringiovanire la rosa e poi è stata costretta cammin facendo a cambiare strategia per salvaguardare i big, cedendo alcuni dei propri gioielli a titolo definitivo - Pinamonti al Sassuolo e Casadei al Chelsea - per avvicinarsi agli obiettivi economici fissati da Suning e mantenere al tempo stesso un organico all’altezza di poter puntare allo scudetto. Per questo si è anche deciso di non trattenere altri ragazzi come Satriano o Agoumé, mandandati in prestito a Empoli e Troyes per continuare il loro percorso di crescita".

Tra i colpi estivi dei nerazzurri ci sono Kristjan Asllani e Raoul Bellanova, rispettivamente 20 e 22 anni, arrivati da Empoli e Cagliari.

"Durante il pre-campionato Asllani e Bellanova hanno dato indicazioni interessanti, ma quando sono cominciate le gare ufficiali, per loro lo spazio si è ridotto drasticamente. Con l’esordio di martedì a Plzen di Acerbi, escludendo ovviamente il terzo portiere Cordaz, proprio Asllani e Bellanova rimangono gli unici due giocatori a non aver ancora giocato una gara da titolare nelle due competizioni affrontate dall'Inter".

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Numeri non certamente positivi per i due ragazzi: "Il loro minutaggio, restando alla sola Serie A, dice 24 minuti per entrambi. Solo Acerbi ha giocato meno (0 in A), ma ne ha messi insieme 90 in Champions, così come D’Ambrosio, in campo per 24 minuti in campionato, ma ben 116 in Europa".

L'avvio di stagione complicato dell'Inter non ha facilitato l'inserimento dei due giovani arrivati:

"Il tecnico, in un avvio tutt’altro che in discesa per la squadra nerazzurra, con difficoltà atletiche, tecniche, ma soprattutto psicologiche, ha preferito affidarsi ai “propri” uomini, coloro che già conoscevano il gioco, o a gente esperta come Mkhitaryan o Lukaku che di certo non aveva bisogno di essere “protetta”. Per restare in gioco, l'Inter si è affidata ai senatori, a giocatori esperti, pronti a vincere; una strategia differente rispetto al Milan che ha inserito giovani di talento e prospettiva nella rosa campione d'Italia".

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