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Scifo: “Conte-Lukaku? Incontro giusto al momento giusto. Mi rivedo in Eriksen”

Andrea Della Sala

L'ex centrocampista dell'Inter ha parlato dell'attaccante belga e del grande lavoro svolto fin qui dal tecnico nerazzurro

Dell'Inter di Conte prima in classifica, ma soprattutto della forza di Lukaku ha parlato l'ex giocatore dell'Inter e connazionale di Romelu Vincenzo Scifo a La Gazzetta dello Sport:

Scifo, diciamo che aveva ragione due anni fa...

«E pensare che all’epoca era molto criticato qui da noi: lo accusavano di avere limiti tecnici e sotto porta, ma io ho sempre saputo che era un top, per la potenza e anche per come usa il sinistro. Trovatemi un altro decisivo come lui! Per fare l’ultimo salto doveva proprio venire in Italia, in un campionato più esigente, con un allenatore giusto e una squadra quadrata che gioca per lui. Ero sicuro che ne avrebbe fatti 30 a stagione».

Quanto è stato importante Conte per l’esplosione?

«Conte è stato per lui l’incontro giusto al momento giusto. In una squadra di campioni non è facile farlo, ma è come se Conte abbia detto: “Lui è il mio uomo”. E così gli fa girare la squadra attorno. Romelu non poteva trovare un tecnico migliore. E pure Conte non poteva trovare un centravanti migliore: vale Lewandowski, Haaland, Benzema. Quelli che “decidono”. E se il Belgio può vincere qualcosa, è perché c’è Romelu».

Qual è il suo segreto?

«La capacità enorme di reagire ai momenti difficili: quando lo attaccano, sa andare oltre. Non si accontenta di un gol, lavora per farne due la volta dopo. Ha poi colmato quel 10% di forma fisica che gli mancava: adesso è perfetto, non un grammo di più. E migliora gli altri, a partire da Lukaku: si vede sul campo che sono proprio amici e non si pestano mai i piedi. Anche qui si vede il lavoro di Conte».

Eppure il tecnico è criticato per il gioco.

«Conte ha la capacità di capire i giocatori e migliorarli. Possono pure criticarlo, ma sfrutta al massimo le caratteristiche della rosa. E poi io quest’anno l’Inter l’ho vista giocare bene, ben oltre il possesso di palla: è verticale, ha ritmo e velocità, sfrutta i difetti altrui».

L’Inter non credette molto in lei ed Eriksen ha rischiato di fare la sua stessa fine: si è rivisto un po’ nel danese?

«Ero sorpreso che non giocasse perché è sempre stato uno dei migliori nel suo ruolo. Ora è lo stesso giocatore di prima, ma con una differenza: si è adattato a Conte. Un po’ mi rivedo in lui nel ruolo e nel modo di muoversi, ma non so se il suo caso sia uguale al mio: l’Inter è sempre una piazza particolare, ma il calcio è molto cambiato nel frattempo. Di certo, ad ogni giocatore, specie quelli tecnici, serve fiducia e tempo. A me a Milano nessuno ha spiegato niente, mentre Conte ha lavorato su Eriksen e ora si vede».

L’ha stupita qualcun altro?

«Barella è fortissimo, Hakimi una scheggia. Ma faccio un altro nome: Sensi, quello piccolino, mi piace davvero. In più, là dietro hanno costruito una diga. Certo, resta la brutta Champions fatta: forse mancava esperienza, ma agli ottavi questa squadra doveva andare».