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Intervenuto ai microfoni di Repubblica, Hernanes, ex centrocampista dell'Inter, ha commentato così la questione legata alle scommesse: «Che tristezza! Ma voi non sapete quant’è difficile. Io, da professionista non mi sono mai divertito, neppure con addosso la maglia del Brasile. Era solo una responsabilità, un lavoro, la pressione di dover migliorare sempre, più forte, più veloce, più vincente. Ci sono ragazzi che vanno via di casa a sei anni per sognare questo, e poi si perdono. Sono soli, nessuno li ama veramente. Sono così fragili. Non pensate che giochino d’azzardo soltanto per noia, o per malattia».
Cosa gli manca?
«Forse un senso, quello che io ho ritrovato qui, in Prima Categoria. La gioia pura del pallone, la sua essenza. Ma non dimentico quanto ho sofferto. A sedici anni, dopo essere passato dal calcio a 5 a quello vero, stavo sempre in panchina, mi sentivo inadatto. Già non ricordavo più la felicità del calcio di strada, una sensazione che i miei giovani colleghi non hanno mai conosciuto. Sono obbligati a una vita senza certezze. Le famiglie li vedono partire, o li costringono a farlo sognando i soldi, senza sapere cosa sarà di loro. Allenatori e dirigenti sono bravi ad addestrare, e nemmeno sempre, ma non a educare. Il piccolo calciatore è già una merce. Può prendere qualunque strada sbagliata».
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