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Non c’è dubbio sia Balotelli l’uomo più importante di questo derby. Per quello che è stato da interista, per quello che ha semprerappresentato come ragazzo del destino, e per quel che sta facendo adesso nel Milan. Mancini disse qualche mese fa che arrotondando il carattere, Balotelli avrebbe avuto lo stesso talento di Messi e Cristiano Ronaldo. Mourinho rispose secco che era una sciocchezza. Per inciso sono anch’io di quel parere. Primo perché cambiare un carattere è la cosa meno possibile del mondo. Secondo perché Balotelli ha più eccezionalità fisiche che calcistiche. Resta il fatto che sono pur sempre eccezioni e che ad appena ventidue anni le grandi squadre che lo hanno avuto, hanno brindato quando lo hanno preso e brindato di nuovo quando lo hanno ceduto.
È tra la forza di questi brindisi la vera misura di Balotelli. Intanto cala sul derby come un’energia misteriosa, quasi incontrollabile. La fortuna è dalla sua, quello che tocca mette in porta. La squadra gli è intorno, quasi certamente diffida, aspetta da un momento all’altro la mattana, ma è ancora nella fase del «comunque è un ragazzo». E credo che ad Allegri abbia fatto molto piacere battere il Barcellona senza di lui, con Pazzini al suo posto, cioè un Milan primordiale, a conferma che il vero miracolo era già stato fatto prima dell’arrivo di Balotelli. Però adesso Balotelli c’è ed è la vera diversità del nostro calcio.
Non abbiamo mai conosciuto le possibilità degli afro-italiani. Il nostro più grande attaccante è stato un normotipo di Leggiuno, sul lago di Varese, silenzioso e ferrigno. Gigi Riva. La sua trasgressione era voler giocare nel Cagliari, dire noalle grandi squadre. E scendere agli allenamenti con la sigaretta in bocca. Balotelli è stato subito l’opposto, quasi arrogante nel fisico, nella facilità di fare quello che agli altri è impossibile, sul campo e fuori. Una villa di quindici stanze e tre piani nella campagna di Manchester per un ragazzo di vent’anni, è pane per gli architetti ma anche per gli psicologi. Questa è la grande importanza di Balotelli, che ci è sconosciuto, non ha limiti.
Nell’alchimia del calcio è ancora uno dei pochi a poter trasformare la pietra in oro. Il segreto è dentro di lui, tutti dicono che c’è, che lui saprà svelarlo e far diventare tutti re con lui. L’Inter non ha niente che gli assomigli. Forse Guarin, che si sta svelando adesso. Non Cassano o Palacio. Loro sono anzi due casi opposti a Balotelli. Palacio è un contropiedista italiano, leggero e lineare. Cassano ha più talento di tutti, ma è a mezzo motore ormai da troppo tempo. Si accontenta di essere il migliore, non di farne anche il mestiere. Il piccolo vero Balotelli dell’Inter è Kovacic, è il mistero che ancora si porta dietro (il segreto nel calcio è non sapere; quando sai tutto di un giocatore è finita la sua espansione). Ma Kovacic porta sulla pelle una maglia con l’immagine di Gesù, sua madre non viene a vederlo perché deve portare a scuola le due sorelline. Kovacic non è un bad boy, l’unica cosa che sa fare è giocare a calcio.
Può bastare per arginare la crescita di Balotelli sul derby? Può essere allo stesso modo decisivo? Direi di no, non ancora, anche se alla sua età ho visto pochissimi ragazzi giocare in mezzo al campo con la stessa autorevolezza. Ma non è cattivo, deve evidentemente crescere. Balotelli è un’altra cosa, ha già visto tutto. Balotelli è gol puro, vince semplicemente apparendo. Pesa al di là del suo peso. È una specie di garanzia fisica per l’orgoglio milanista. Anche se l’Inter è da mesi lontana dal Milan. Molto prima che arrivasse Balotelli.
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