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Sconcerti: “Conte è campo e società: 1° vero uomo azienda. Da superstite…”

Alessandro De Felice

L'analisi sul Corriere della Sera del giornalista Mario Sconcerti, che studia la figura di Antonio Conte e l'evoluzione nel tempo

Sulle colonne del Corriere della Sera, Mario Sconcerti analizza la crescita dell'allenatore dell'Inter Antonio Conte.

"Anche se Conte giudica Pirlo il suo giocatore ideale, non credo che quella Juve valesse l’Inter di adesso. L’Inter oggi è già più lavorata, soprattutto è molto diverso Conte. Alla Juve era l’uomo del campo e dello spogliatoio, il dipendente più importante, ma un dipendente. Aveva un presidente presente ogni giorno, una proprietà con abitudini pensate e consolidate in 90 anni e tre generazioni. Conte aveva in sostanza un compito preciso ma unico: allenare la Juve. All’Inter è stato campo e società, il vero manager totale. Alla Juve i compiti del tecnico a un certo punto fatalmente si fermano, entri nell’ambito della proprietà.

Nell’Inter era stato cercato e preso perché diventasse lui la società. Il vero compito dell’Inter era realizzare le richieste di Conte, mescolarle e gestirle con l’affare generale. C’è stato un lungo momento due mesi fa in cui tra crisi economica e virus, Conte è rimasto solo quasi come un superstite. Non è un caso che in quel momento l’Inter ha cominciato a vincere tutte le partite. Aveva una guida diretta, semplice, comprensibile al mondo immediato dei calciatori. E attraverso il campo Conte ha gestito la crisi generale. [...] Oggi Conte è il primo vero uomo azienda del calcio italiano. Un ruolo molto parlato, ma finora non esistito".