Dalle colonne del Corriere della Sera, Mario Sconcerti analizza il momento complicato che Paulo Dybala sta attraversando alla Juve. Questo il commento del giornalista: "Davanti a un rinnovo di contratto, tra giocatore e società mi viene sempre spontaneo scegliere la società. Non perché sia più buona, solo perché è l’unica indispensabile. Il giocatore, anche molto forte, può sempre essere sostituito, la società no. Ma in questo caso il problema non è il giocatore. Dybala gioca da sette anni nella Juve, di lui la Juve conosce qualunque sfumatura del gioco e dell’anima, è perfettamente in grado di dargli una valutazione economica. È un finto scopo aspettare altre dimostrazioni".
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Sconcerti: “Dybala, non può essere una questione di soldi. Juve come un leone…”
Il giornalista analizza il momento complicato che l'argentino sta attraversando alla Juve
"Non può essere una questione di soldi, la Juve spenderebbe molto di più per sostituire Dybala. E non può essere una questione tecnica. Se il giocatore è sano, e deve esserlo visto che gioca, è un titolare in quasi tutte le squadre d’Europa. Per capire bene le strane complicanze di una storia che è sempre stata acqua di fonte visto che a ottobre c’era già l’accordo ufficiale, non bisogna partire da Dybala. Lui non è cambiato, fa un lavoro semplice. Bisogna partire dalla Juve, è lì che sono avvenuti i cambiamenti. Non nella posizione o nelle cifre, quelle sono meno importanti. La Juve è cambiata come uomini, come psicologia di azienda. È come fosse spaventata, ma non è chiaro da cosa. È come non avesse più nostalgia del futuro".
"Non credo a una crisi economica grave. La società è stata risanata da settecento milioni di aumento di capitale in due anni. Nessuno in serie A ha fatto aumenti di capitale nemmeno a fronte della pandemia. La Juve continua a partire da una differenza economica incolmabile per gli altri, ma commette errori insistenti e i più svariati. C’è insomma da qualche parte nella complessità della Juve un problema profondo che l’essere Juve non permette di coprire quanto servirebbe. Dybala non c’entra niente, è una conseguenza. Non arriva a toccare la Grande Macchina della Juve, la impolvera. Il nodo è nel peso che avvolge la società, l’assenza di idee, questa nuova disposizione di un’azienda padrona ad inseguire gli altri, a non avere più prepotenza. È come un leone che aspetta ferito una preda: ma ferito da chi? Da cosa?".
(Corriere della Sera)
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