Tra le pagine dell'edizione odierna del Corriere della Sera, Mario Sconcerti, giornalista, ha parlato così di Christian Eriksen e del suo ritorno nel grande calcio: "Se la vita è un cuore che batte, Eriksen è un uomo letteralmente resuscitato. Al 98 per cento c'era dietro un'anomalia genetica, si nasce così, un po' imperfetti. Alla fine delle analisi, fu deciso di impiantare su Eriksen un defibrillatore minuscolo che gestisse il ritmo cardiaco. In fondo un'operazione di routine, non banale ma comune. Ma Eriksen giocava allora in una squadra italiana, l'Inter, e in Italia, se hai quel piccolo apparecchio dentro il petto, non sei abilitato a fare sport.
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Sconcerti: “Eriksen? Oggi è dentro un calcio diverso. E lui tollera male che…”
L'analisi del giornalista: "Eriksen oggi fa una vita da atleta normale e ha qualcosa accanto al cuore che lo aiuta a vivere meglio"
Così Eriksen è stato acquistato dal Brentford a fine gennaio, ha ricominciato in una squadra inglese di media classifica. Un grande giocatore dentro una squadra qualunque, ma un giocatore vivo. Eriksen oggi fa una vita da atleta normale e ha qualcosa accanto al cuore che lo aiuta a vivere meglio. In questi ultimi cento giorni ha giocato dieci partite di Premier, 848 minuiti, e ha anche segnato un gol. Quando è tornato in campo, a inizio marzo, contro il Norwich, ha trovato Taylor, lo stesso arbitro che gli aveva arbitrato la partita dell'arresto cardiaco. La vita è strana. Oggi Eriksen gioca come sa, cioè bene e con calma. È sempre stato un pensatore, uno di quei giocatori che decide anche da fermo. Gli inglesi dicono che non ci sono differenze tra il ragazzo che giocava nel Tottenham e questo del Brentford. Eriksen è un gestore di palloni, detta l'eccezione non la regola. Così si nasconde al ricordo della malattia.
È tornato anche a giocare in Nazionale e continua a guadagnare 9 milioni e 620 mila euro l'anno, 185 mila a settimana. Il calcio inglese sa essere violento ma sa distinguere. Eriksen era rispettato anche quando non aveva l'apparecchio nel cuore. Oggi l'avversario è un po' condizionato dalla sua storia e dalla malattia. Eriksen viaggia sul campo come un trofeo di cristallo che tutti possono colpire ma a cui nessuno vuol fare male. In quella partita d'esordio con il Norwich fu Eriksen a entrare duro da dietro su Brandon Williams. Lo abbracciò e lo spinse a terra. Williams si alzò arrabbiato, deciso a protestare, poi vide che era Eriksen e l'abbracciò. Oggi Eriksen è dentro un calcio diverso. Anche se lui è lo stesso, sono gli altri a essere cambiati. E questo lui lo tollera male, vuole i vecchi avversari, vuole una nuova Champions. E nessuno sa ancora se ci sia un errore", ha concluso.
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