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Sconcerti: “Milan e Inter? E’ colpa di tutti, anche di Milano. Non ha saputo tenersi…”

Il giornalista ha parlato della situazione delle due milanesi sul Corriere della Sera

Andrea Della Sala

Momento molto negativo per la Milano del calcio. Inter e Milan vivono un presente difficile, in attesa che il futuro le riporti ai vecchi splendori. Sul momento delle due milanesi si è soffermato sul Corriere della Sera Mario Sconcerti: "Il primo problema è che noi continuiamo a parlare di Milan e Inter con la stessa mentalità di quando c’erano Moratti e Berlusconi. Fino a ieri un imprenditore prendeva l’Inter o il Milan per essere coinvolto in modo potente nella vita e nelle decisioni della città. Oggi si prendono Inter o Milan per farci un guadagno da qualche parte del pianeta. Non so quanto interessi la piazza, né so in quale Paese sia la piazza. In poche parole, sta mancando la vecchia possibilità di ricatto morale del calcio, tu spendi, io ti celebro. Altrimenti mi vendico".

Sconcerti ha poi proseguito: "Non c’è niente che dia diritto a nessuno di vincere. Quello che ha ottenuto Milano sono belle abitudini date da due grandi famiglie, forse tre (Moratti, Berlusconi, Rizzoli). Molte altre sono state soddisfazioni parziali o delusioni vere. Il Milan è stato 50 anni senza vincere uno scudetto, i suoi tifosi erano casciavit non per niente. Erano poveri reali. Ora siamo tutti delusi perché tre famiglie (tre) ci hanno abituato bene. Non funziona così, non funziona chiedendo solo soldi ai padroni. Funziona sapendo aspettare, sapendo soffrire e cercando di avere competenza comune. Non c’è una città eletta, questo è uno sport. Ognuno deve saper conquistare qualcosa partendo alla pari. Esattamente quello che oggi Milano non vuole, partire alla pari. E non capire che i cinesi oggi pagano gli sforzi delle famiglie milanesi di ieri, gli scudetti e le Champions, la nostra totale differenza, la loro scomparsa dal calcio. La colpa è di tutti, di Bacca che non segna e di Pioli che non si riconosce più. Ma soprattutto di Milano che non ha mosso un dito per tenersi il suo calcio elitario, il suo simbolo di differenza. Oggi Milano sta a guardare, si lamenta e pensa solo con i soldi degli altri. È troppo facile così, di chiunque siano i soldi degli altri. E soprattutto non è da Milano".