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Dopo l'ultima giornata di campionato dell'anno che ha visto un'Inter incapace di ritornare alla vittoria, Mario Sconcerti dalle pagine del Corriere della Sera, fa il punto della situazione nel suo 'Il commento'. "Il Natale trova Milano a 26 punti dalla Juve, nemmeno metà campionato e già non c’è più campionato. L’Inter ha giocato forse la peggior partita della stagione, pochissime virtù, qualche spunto individuale, una discreta confusione in comune con l’avversario che almeno nel frattempo sperava di vincere. La crescita si è esaurita, prevalgono adesso i problemi. Quando un progetto non è concluso succede sempre così, le cose sciacquano nel disordine e finiscono fuori misura. Ora che gli attaccanti fanno fatica a svolgere il lavoro di tutti, l’Inter fa fatica a giocare buon calcio. Ha fatto 8 punti nelle ultime 7 partite, il problema non nasce ieri. Da quando ha battuto la Juve le ha restituito 8 punti, quasi una penitenza. L’Inter non ha un gioco, sa soltanto ripartire. Servono centrocampisti che sappiano costruire e attaccanti che si risveglino. Ora è una cattedrale senza disegno, spuntano torri dove ti aspetti equilibrio e viceversa.
Il Milan all’Olimpico è stato quello che si temeva. I dinosauri di Allegri sono stati di un’altra epoca rispetto al giovane popolo di Zeman. Montolivo e Ambrosini sono sembrati esattamente quello che non deve essere un reparto davanti ad avversari verticali. E Mexès ha confermato di non sapersi muovere contro attaccanti di talento. Non ha grammatica del calcio, attacca l’uomo invece dello spazio e il suo contrario. Ha sbagliato un gol perfino El Shaarawy, forse l’errore che ha deciso davvero la partita. Ora Berlusconi può tornare a pensare se cedere solo Pato o anche Robinho. Nella pause della campagna elettorale scoprirà che il Milan non era mai stato così improprio, così inadeguato, e che, ora come ora, la vera bilancia della società non sono i suoi soldi ma quelli che versano le televisioni.
Uno spettacolo la Roma, avviata verso una media vicina ai 100 gol, cambiata da cima a fondo in appena 18 mesi. Quando va in velocità riesce a portare sei-sette uomini in area avversaria. Dietro Totti, sono ormai cresciuti definitivamente Osvaldo e Lamela, De Rossi conferma di non essere un problema della squadrama solo suo e quando lui preferisce. Averne di giocatori così. Forse il meno in riga è Zeman, bravo sul campo, noioso nelle sue litanie complottiste. Parla come fosse ancora la vittima preferita del sistema e non sapesse cosa rappresenti in tutto e per tutto la Roma negli ultimi 15 anni del calcio italiano. Dalle fideiussioni false alle banche che la sorreggono ancora con i soldi dei correntisti. Il resto è una piccola impresa di Montella a Palermo, ma anche la quadratura del cerchio laziale. Come la Juve, anche quella di Petkovic è una squadra completa, con i giocatori giusti per i ruoli. Non è un caso siano primi e secondi. In un campionato con grammatica ribelle, può darsi paghi di più la regola vecchia".
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