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SCONCERTI: “THOHIR FACCIA CIÒ CHE VUOLE, MA IN FRETTA E CON CHIAREZZA. INTER NON È AZIENDA NORMALE…”

Dario Di Noi

Dopo le varie notizie rilanciate in serata sulla possibile cessione dell’Inter da parte di Thohir, sul Corriere della Sera Mario Sconcerti ha scritto un suo commento. Breve ma diretto, questo il messaggio del noto editorialista: “Credo sia...

Dopo le varie notizie rilanciate in serata sulla possibile cessione dell’Inter da parte di Thohir, sul Corriere della Sera Mario Sconcerti ha scritto un suo commento. Breve ma diretto, questo il messaggio del noto editorialista: "Credo sia un bene se i problemi dell’Inter vengono allo scoperto. È un esercizio inutile parlare di tattiche ed equilibrio sul campo se poi a non avere equilibrio è la società. Thohir non si sta rivelando un esperimento utile, ormai da tempo. Prestare i soldi alla tua azienda mettendoli a bilancio è un esercizio regolare ma affonda l’azienda. Essere dall’altra parte del mondo è un diritto, ma affonda i rapporti. Il problema non è se Thohir voglia vendere o meno. Non è obbligatorio avere un poeta per presidente, è obbligatorio sapere cosa esattamente voglia quel poeta. Thohir è un imprenditore puro, cerca soldi dagli investimenti. E l’Inter non ne dà. Quasi nessuna grande squadra produce profitti. Un tempo era l’immagine a ripagare. Nell’informazione globale l’immagine è come un atomo distorto, fondamentale ma inessenziale. Thohir in sostanza faccia quello che gli conviene, venda, resti, compri, ma lo faccia in fretta e con chiarezza. L’Inter non è un’azienda normale dove i clienti, se si chiude una porta, ne aprono un’altra. Il calcio è un’azienda ogni volta unica, con il mistero religioso che questo implica. Non c’è fino a oggi rancore per Thohir, ha tentato un esperimento, non sta riuscendo, è colpa sua o del mondo, non importa. È fondamentale però uscirne senza danni per nessuno. I suoi interessi sono fondamentali ma non più dell’Inter. Non si spieghi solo bene, sia adesso soprattutto sincero. Con un’ultima domanda: cosa ne pensa Moratti?"

(Corriere della Sera)