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Fernando De Argila, tecnico catalano giramondo e scopritore di Stefano Sensi, ha parlato al Corriere della Sera del suo percorso intrapreso con il centrocampista dell'Inter. Ecco le dichiarazioni di De Argila:
"Ero di spalle. Ho sentito il suono di un tocco secco, di un pallone colpito perfettamente. Una cosa per nulla comune quando si lavora con calciatori quindicenni. Ma Stefano Sensi era già un fenomeno. Stefano è il calcio e e sono contento che torni in campo. La verità è che ha faticato a emergere, perché da voi in Italia tutto si misura con la complessione fisica: persino gli arbitri se non sono alti hanno problemi a emergere. Altezza e peso tra i ragazzi sono elementi a cui viene data troppa importanza, a discapito della tecnica, dell’istinto. Io vengo da un’altra cultura: al centro di tutto ci deve essere il talento. E va protetto, coltivato, esaltato".
DIVERSITA' - "Stefano era piccolino, certo. Ma era già diverso dagli altri, non solo perché era bravo tecnicamente, ma proprio perché capiva lo spazio e il tempo delle giocate. E aveva già una buona personalità. L’ho nominato capitano a San Marino e sono stato criticato, poi nella Primavera del Cesena ho rotto le scatole perché venisse preso in considerazione per la prima squadra di Giampaolo, ma ho avuto ragione. Il problema è che in Italia comandano i vecchi giocatori: se Verratti a vent’anni fosse andato alla Juve, forse avrebbe dovuto fare la riserva di Pirlo. Allora ha fatto bene ad andare al Psg».
"AUTOSTIMA - De Argila, poi, spiega come sia stato fondamentale infondere autostima al giocatore, accostato sin da subito a Xavi e Iniesta: "Dipende da te, gli ho detto. Non da quello che gli altri pensano di te. Stefano è un fanatico del calcio, guardava tutte le partite di quel Barcellona, pensa al pallone 24 ore su 24. È una fortuna per tutti e due che le nostre strade si siano incrociate, ma forse è troppo dire che senza di me non sarebbe dove è ora. Di sicuro in Italia si spreca molto talento, perché nella categoria Primavera, se non sei grande e grosso, spesso te ne devi tornare al tuo paesello. Ma la grande scuola italiana del passato metteva al centro il calcio, non il fisico. E sono contento di vedere quanto stanno diventando importanti per la Nazionale ragazzi come Sensi, Barella e lo stesso Verratti. Con Conte e Mancini i due interisti possono migliorare ancora tantissimo. Ero curioso di vederli in Champions, dove si gioca un calcio più aperto che in A. E nella partita contro il Barcellona al Camp Nou, si è visto bene di cosa stiamo parlando. L’infortunio, al quale si è aggiunto anche quello di Barella, non ci voleva. Diciamo che finora si è visto solo un assaggio. E il piatto forte è diventato la lotta scudetto".
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