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Scudetto, Juve favorita senza coppe? I numeri dicono altro: Champions logora chi non ce l’ha

Secondo i dati raccolti da La Gazzetta dello Sport, non è così matematico che chi non fa le coppe vada meglio in campionato

Juve favorita per lo scudetto perché può preparare meglio le gare non avendo da giocare le coppe europee? Non è così, almeno secondo i numeri raccolti da La Gazzetta dello Sport:

"Beppe Marotta e Stefano Pioli l’hanno ripetuto come fosse un ritornello: «La Juve è favorita per lo scudetto perché non fa le coppe». Un classico giochetto psicologico, per scaricare un po’ di pressione sui bianconeri, ma anche - almeno così sembrava - un argomento condivisibile perché in apparenza logico. E invece no. Non è così. Lo dicono le statistiche degli ultimi cinque anni: non è vero che la Champions presenti un conto salato in termini di punti in Serie A. Semmai è vero che un piccolo obolo è costretto a versarlo chi scende in campo il giovedì in Europa o in Conference League. Ma in generale la storia recente del nostro calcio racconta che la partecipazione alle coppe è ininfluente sui risultati in campionato", scrive Gazzetta.

Il dato che emerge dai club impegnati in Champions è decisamente imprevedibile e smonta la tesi di Marotta e Pioli sulla Juve: 2,033 la media punti ottenuta nelle giornate immediatamente prima e dopo la coppa, 1,996 la media nelle altre gare. Clamoroso proprio il rendimento della Juve: 2,203 quando vive anche l’atmosfera europea, 1,992 negli altri casi. L’Inter concede qualcosa agli impegni internazionali (1,896 contro 2,203), mentre il differenziale più sorprendente è quello del Napoli (2,333 a cavallo della Champions, 1,847 con la testa concentrata solo sulla A).

Volendo poi raggruppare le statistiche senza scorporarle in base alle coppe, il dato complessivo evidenzia un andamento equivalente: le squadre iscritte ai tornei continentali hanno conquistato una media di 1,906 punti a cavallo delle sfide di coppa e una media di 1,969 quando non avevano quell’impegno. E anche in questo caso emerge il rendimento della Juve: quella bianconera è la formazione più brava a gestire il doppio impegno (2,136 punti) davanti al Napoli (2,117). Quando ci si può concentrare solo su quanto accade in Italia, invece, al primo posto c’è l’Inter (2,198) davanti a Juve (2,018), Atalanta (2,014) e Milan (2).


Rimettendo la calcolatrice nel cassetto, si possono fare altre osservazioni. La prima riguarda la concentrazione. Non è così semplice attaccare la spina al momento giusto e non si può nemmeno staccarla e riattaccarla a piacimento. Quando una squadra è focalizzata sugli obiettivi, sente meno la fatica. Pensiamo all’Inter della scorsa primavera: dal 23 aprile al 10 giugno 2023, inseguendo finale di Champions, trionfo in Coppa Italia e qualificazione all’edizione 2023-24 della Coppa Campioni, ha giocato 13 partite vincendone 11. I cinque cambi sono diventati un aiuto importante nella gestione delle rose, sempre più lunghe almeno per i club impegnati in Champions. Ed è più facile avere buone risposte dalle riserve quando, grazie agli impegni ravvicinati, hanno più occasioni di giocare. Se un calciatore vede il campo saltuariamente, il suo rendimento resta lontano da quello dei titolari. Ma se le rotazioni sono frequenti e quasi scientifiche, acquisisce fiducia e sicurezza. Così la sua squadra diventa più forte e il doppio impegno non fa paura. La Champions, insomma, logora chi non ce l’ha. 


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