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Rimettendo la calcolatrice nel cassetto, si possono fare altre osservazioni. La prima riguarda la concentrazione. Non è così semplice attaccare la spina al momento giusto e non si può nemmeno staccarla e riattaccarla a piacimento. Quando una squadra è focalizzata sugli obiettivi, sente meno la fatica. Pensiamo all’Inter della scorsa primavera: dal 23 aprile al 10 giugno 2023, inseguendo finale di Champions, trionfo in Coppa Italia e qualificazione all’edizione 2023-24 della Coppa Campioni, ha giocato 13 partite vincendone 11. I cinque cambi sono diventati un aiuto importante nella gestione delle rose, sempre più lunghe almeno per i club impegnati in Champions. Ed è più facile avere buone risposte dalle riserve quando, grazie agli impegni ravvicinati, hanno più occasioni di giocare. Se un calciatore vede il campo saltuariamente, il suo rendimento resta lontano da quello dei titolari. Ma se le rotazioni sono frequenti e quasi scientifiche, acquisisce fiducia e sicurezza. Così la sua squadra diventa più forte e il doppio impegno non fa paura. La Champions, insomma, logora chi non ce l’ha.
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