ultimora

SecoloXIX – L’ultima creatura di Mazzarri, l’antipatico che non fallisce mai…

ANTIPATICO? Beh non si può dire sprizzi simpatia da tutti i pori! Bugiardo? Quando sostiene che il suo è un calcio altamente spettacolare. Che è come se Zeman dichiarasse che la sua filosofia calcistica si basa innanzitutto sulla fase...

Francesco Parrone

ANTIPATICO? Beh non si può dire sprizzi simpatia da tutti i pori! Bugiardo? Quando sostiene che il suo è un calcio altamente spettacolare. Che è come se Zeman dichiarasse che la sua filosofia calcistica si basa innanzitutto sulla fase difensiva, che l’abbia ispirato il catenaccio e Nereo Rocco il suo mentore. Qualche domenica fa a San Siro contro il Verona, la sua Inter, schierata con 3-5-1-1, buttava palla avanti costringendo “ El Trenza”, al secolo Rodrigo Palacio, a scorribande isolate in tutte le zone del campo, rischiando lo stesso di essere ricoverato al Pronto Soccorso, per sfinimento. O quando, finita una partita vincente, ai microfoni sciorina un “fair play” palesemente di circostanza riguardo gli episodi arbitrali («Io non commento mai l’operato dei giudici di campo», è la sua dottrina) salvo, in caso di sconfitta, buttarla sui vantaggi che le storiche squadre di vertice avrebbero nei confronti delle medie-piccole realtà pallonare.

Ora allena l’Inter, spartito da registrare nelle interviste post-partita. Questo è Walter Mazzarri. Il quale ha queste peculiarità di carattere, ormai consolidate. C’è però un “piccolo” particolare nell’analisi della sua travolgente carriera di mister. Mai nessun esonero, centrati sempre in qualche modo gli obiettivi principali che la società nella quale operava si era prefissa a inizio stagione. Da tecnico inizia come secondo di Renzo Ulivieri, prima a Bologna, poi a Napoli. Si sposta quindi ad Acireale, in serie C2, chiudendo al nono posto e successivamente alla Pistoiese in serie C1, ottenendo un decimo posto finale. Nel campionato 2003/04 viene ingaggiato dal Livorno in serie B, portando la squadra della sua città alla promozione nella massima serie.

L’anno successivo passa alla Reggina, anch’essa in serie A. A Reggio Calabria Mazzarri trascorre tre anni. Nel suo primo campionato, il 2004/05, porta gli amaranto al decimo posto. L’anno successivo mantiene la Reggina nella massima serie. Nel 2006/07 conquista la salvezza all’ultima giornata dopo una penalizzazione di 15 punti (poi ridotti a 11) inflitta alla squadra nell’ambito di Calciopoli: senza questa sanzione la formazione calabrese sarebbe riuscita a qualificarsi per l’Intertoto. Alla Sampdoria, dopo un positivo campionato, porta la squadra alla matematica qualificazione alla Coppa Uefa. Contro la Lazio, l’anno successivo nella finale di Coppa Italia, perde ai tiri di rigore. Quindi Napoli. Sotto la sua guida (al posto di Donadoni dalla settima giornata), i partenopei risalgono in classifica chiudendo il girone d’andata al terzo posto, cosa che non accadeva da 18 anni. Poi Europa League, Champions e compagnia cantante.

Insomma mai un fallimento e approdo all’Inter di Mor… pardon di Thohir del tutto meritato. Dove sta ripetendo le gesta che lo hanno accompagnato sinora in panchina. Con la solita difesa a 3, cavallo di battaglia da sempre. Comandata daun Handanovic attestatosi da tempo sul piedistallo che comprende i primi 5/6 portieri più forti al mondo. Il primodei centrali è Campagnaro, suo delfino dai tempi blucerchiati e napoletani e che ha voluto fortemente anche in nerazzurro, percomedifende ma anche per come sa aprire il gioco allargando sulla destra, dando la possibilità all’esterno di centrocampo di “alzarsi” e attaccare. In mezzo il portoghese Rolando, “palancone” di uno e novanta, tante stagioni al Porto e una al Napoli (con Mazzarri eh, certo, se no con chi?!), al posto di un Ranocchia che appariva in ripresa, dopo che il suo “target” si era notevolmente abbassato per via di prestazioni molto deludenti. A sinistra Juan Jesus, mancino brasiliano imponente, grande falcata, buona tecnica nella conduzione di palla partendo da dietro.

Agli esterni un recuperato Jonathan fa la fascia avanti e indietro tutta la partita, extratime incluso. E come potevaessere altrimenti con l’allenatore di San Vincenzo, dove i laterali sono fattore determinante nelle due fasi di gioco; Maggio il tecnico livornese l’ha spedito in Nazionale, inculcandogli il canovaccio da espletare. “On the left”, l’immortale Zanetti, unico giocatore, probabilmente, al quale faranno una statua prima che trapassi tanta è l’incidenza che ha avuto, ha e avrà, in campo e fuori, a Interello e dintorni. Cambiasso a dirigere le operazioni al centro del terreno di gioco, primo ma non ultimo colpo della Branca-Audisio “band”, preso a parametro zero dal solito scialacquone e disattento Real Madrid, dall’alto delle sue 408 gare in nerazzurro condite con ben 50 gol, sommate alle 39 con la Seleccion, 5 reti pure lì! Rivitalizzato anch’egli dalla cura Mazzarri, quando sembrava avviato verso un neanche tanto lento e inesorabile declino. Ai suoi lati Taider, uomo tutto fare a centrocampo, neo-acquisto dal Bologna, che rappresenta in toto la fine dell’epoca Moratti, condita cioè di acquisti (Belfodil&Icardi docet) anche di una certa prospettiva, ma inefficaci a competere ai massimi livelli, come ai tempi del “Triplete” mourinhiano. Alvarez invece, riportato al suolo d’origine del Velez Sarsfield, cioè mezzala destra o sinistra, ma mezzala e non esterno, si sta ricucendo una dimensione di alto livello, coi suoi guizzi solo apparentemente improbabili per uno di quell’altezza (188 cm), i suoi assist e i gol (4 quest’anno, 16 nelle sue stagioni in Argentina).

Mazzarri contro la Samp potrebbe riportarlo a giocare 10 metri più avanti. A disegnare così un più offensivo 3-4-2-1, completato dal colombiano Guarin, genio e sregolatezza, anche contestato a volte al Meazza, ma capace di azioni travolgenti palla al piede, passo d’altra categoria. E, naturalmente, da Rodrigo Palacio, in odore di rinnovo di contratto. Al quale la nuova dirigenza vorrebbe affiancare, su input mazzarriano, uno tra Dzeko e/o Osvaldo, obiettivi complicati ma che se raggiunti potrebbero essere compensati ampiamente dagli introiti derivanti dall’ingresso in Champions League, proprio a spese del Napoli, l’ex squadra dell’antipatico, un po’ bugiardo… ma bravo, molto bravo, allenatore livornese.