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Serena: “Brehme regista spostato a sinistra. La prima sera con Matthaus…”

Daniele Vitiello Redattore/inviato 
Le parole dell'ex nerazzurro a proposito del suo compagno di squadra nell'Inter dei record scomparso nella giornata di ieri

I migliori cross della mia vita li ho ricevuti da Andy, mi metteva dei palloni strepitosi». Aldo Serena ha voluto ricordare Andy Brehme, compagno per tre stagioni all'Inter, in una intervista concessa a TuttoSport. Queste le sue parole: «Andy aveva comprato una casa a Bardolino sul Lago di Garda e veniva spesso a fare le vacanze qui, ma poi ci vedevamo ogni anno quando il presidente Pellegrini ci invitava a casa sua per ricordare i fasti di quegli anni».

Serena, Brehme era un giocatore speciale? 

«Sì, era un regista spostato a sinistra. Quando gli si dava la palla, sapevi che era in cassaforte. Giocava con entrambi i piedi perché, mi raccontò, suo papà, che era stato calciatore, lo aveva obbligato fin da bambino a imparare a usare sia il destro che il sinistro. In questo modo, anche se pressato e con la sua andatura non tanto veloce, Andy riusciva a dribblare e a non perdere mai il pallone, giocandolo poi corto o lungo, con lanci da 50-60 metri. Con lui, avevi molteplici soluzioni di gioco».

Quel era la sua dote migliore? 

«Aveva una tecnica sopraffina e una grande potenza di tiro. Ed era intelligente: solitamente giocatori così li trovavi a centrocampo, invece lui era in fascia».

Oggi si direbbe che Brehme era un giocatore moderno per quei tempi. 

«Assolutamente. Per me fu una lieta novità scoprirlo in allenamento. Era un fuoriclasse e bastava poco per intendersi. Lui aveva capito i miei movimenti, io avevo imparato in base alla sua postura dove avrebbe crossato, se sul primo o sul secondo palo. In poche settimane compresi che era un giocatore di caratura superiore».


Che ragazzo era fuori dal campo? 

«Amava ridere e divertirsi stando in compagnia. Fare gruppo. Era semplice e gioviale. Aveva le stigmate da fenomeno, ma non le faceva pesare come altri con atteggiamenti di un certo tipo. Era una persona del popolo, ma un fuoriclasse in campo».

Il primo ricordo di Andy? 

«Al termine del primo giorno di ritiro estivo a Varese, dopo cena, lui e Lothar Matthaus mi invitarono in camera per conoscerci meglio. Non ci capivamo perché non parlavamo la stessa lingua, ma dall’armadio tirarono fuori una serie di barattoli di birra e iniziammo a socializzare».

Serena, si può dire che lei sia stato fortunato con i terzini sinistri... 

«Sì, non ho giocato con Facchetti o Nilton Santos, poi c’è stato Roberto Carlos, però io ho avuto il piacere e la fortuna di giocare con Cabrini, Brehme e Maldini, tre nell’Olimpo del calcio».

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