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Doppio ex di Inter-Torino, Aldo Serena è intervenuto ai microfoni di TuttoSport per parlare proprio delle due squadre impegnate al Meazza domenica alle 12.30, partendo dal focus su Icardi e Belotti: «Mauro attraversa una fase di crescita tecnica costante che non ha fine. E poi Spalletti lo ha ulteriormente responsabilizzato, non ha più solo la fascia al braccio, adesso è il vero capitano dei nerazzurri. Gioca per la squadra, va a pressare, è letale negli ultimi metri. Non che Belotti si faccia pregare, al momento di finalizzare».
In proposito, perché il Gallo potrà prendere per mano il Torino, nella prova di domenica alle 12.30?
«Contro il Cagliari l’ho visto un po’ intimorito, ha fallito un paio di occasioni comode. Lo capisco, però. Anche io quando rientravo da un brutto infortunio, e magari forzavo un po’ i tempi di recupero, in campo mi muovevo con eccessiva cautela. Giocare contro il Cagliari però è stato un bene per ritrovare confidenza con la partita: a Milano ne trarrà beneficio. Ha grandi qualità, il Gallo, e mi aspetto che a San Siro le metta bene in mostra».
Descriva Icardi a chi arriva dalla Luna?
«E’ il re dell’area di rigore: calcia al volo, taglia nei tempi perfetti, ha un senso del gol pazzesco. Può migliorare nel colpo di testa: ha forza nelle gambe quindi resta in aria anche se salta da fermo, però usa poco il terzo tempo, una dinamica di salto che gli consentirebbe di aumentare il livello di pericolosità».
La sintesi delle peculiarità di Belotti?
«E’ un attaccante a tutto tondo che lavora per 90’. Non deve essere imbrigliato, ma avere la possibilità di galoppare dove lo conduce l’istinto. E’ generoso, ha forza fisica e segna a raffica».
Sono tra i cinque attaccanti più forti, in serie A?
«Sì, assieme a Mertens, Dzeko e Higuain».
I cinque italiani e i cinque stranieri: chi indica?
«Immobile e Belotti su tutti. Poi metto Zaza, Eder e Berardi, che però non è propriamente una punta. Se vuole compiere il definitivo salto di qualità deve però uscire dal guscio di Sassuolo. Quale quinto straniero metto in classifica Dybala, ma anche in questo caso con un distinguo, visto che pure l’argentino non è un centravanti».
Mihajlovic sta pungolando Ljajic per farne un riferimento anche nello spogliatoio granata: ha talenti da leader, il serbo?
«E’ arrivato in Italia che non aveva 18 anni, quindi pur essendo ancora giovane ha una notevole esperienza, alle spalle. Il meglio della carriera si dà tra i 26 e i 30 anni, Ljajic ne ha 26 quindi è entrato nella fase calda del suo percorso. Può diventare un riferimento anche per i giovani, e ha qualità tecniche tali da poterlo rendere una guida per i compagni pure sul terreno di gioco».
La guida silente dell’Inter?
«Borja Valero, il centrocampista multiuso per definizione. Può giocare regista basso, sulla trequarti o anche sulla corsia».
Domenica sarà più facile per Spalletti eguagliare le 6 vittorie di fila in casa centrate dal compianto Bersellini nel 1979-’80, o per Mihajlovic guarire definitivamente un Toro convalescente dopo il ritorno al successo contro il Cagliari?
«Quella dei granata è stata una boccata d’ossigeno, ma contro i sardi è arrivata una vittoria figlia della volontà e della determinazione, più che del gioco. Il Torino è un cantiere aperto, non ha ancora un suo equilibrio anche perché è appena tornato al 4-3-3. L’Inter è sicuramente più completa, concede poco e concretizza con cinismo. Spalletti sta facendo un ottimo lavoro».
Il 4-3-3 è il modulo più giusto, per i giocatori che ha a disposizione Mihajlovic?
«Il 4-2-3-1 è molto sofisticato, gli esterni offensivi devono avere gamba e generosità per fare la doppia fase. Di sicuro i due uomini di fascia non possono giocare tutti i 90’, tale è lo sforzo fisico che producono in un attacco a quattro. Con il 4-3-3 c’è più equilibrio, è più facile sopportare la fatica e trovare le distanze giuste in caso di ripartenza avversaria».
Mihajlovic dopo il ko di Firenze è stato vicino a terminare l’avventura in granata: è giusto dargli ulteriori possibilità?
«Ho anche io avuto la sensazione che Cairo potesse cambiare, ma in definitiva penso sia giusto continuare con Mihajlovic. Ci sono ancora tante partite da giocare, e poi non va dimenticato che il serbo ha fatto divertire i tifosi granata. Il suo Toro ha sempre incassato tanti gol, però ne ha segnati molti, ha vinto diverse partite giocando ad alti livelli. Adesso sta anche pagando il mancato inserimento di Niang. Quando le prime volte vidi all’opera il francese, lo battezzai quale un sicuro predestinato. E’ resistente, ha velocità, fisico e tecnica, però la testa per un professionista è sovrana. Non ha dato le risposte giuste nemmeno a Mihajlovic, uno dei motivi per il quale il serbo è tornato al 4-3-3».
Scudetto o Champions, a quale traguardo può ambire, l’Inter?
«L’obiettivo più ragionevole è l’ingresso tra le prime quattro della classifica, che darebbe ai nerazzurri l’accesso alla Champions League. Poi, se in primavera la classifica dovesse essere particolarmente bella, l’Inter potrà anche puntare a qualcosa di più. Napoli e Juve sono più forti della squadra di Spalletti, ora come ora».
E il Toro potrà arrivare in Europa League?
«I granata devono restare nella parte sinistra della classifica e trovare in fretta la quadra tattica. Non sarà semplice, ma non tutto è perduto».
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