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Serena: “Torino, prendi Candreva: sarebbe un segnale di forte ambizione. All’Inter…”

Le parole dell'ex attaccante nerazzurro

Marco Astori

In un'intervista concessa ai microfoni di Tuttosport, l'ex attaccante dell'Inter Aldo Serena ha parlato di un possibile passaggio di Antonio Candreva al Torino: "Candreva è il giocatore in Italia che mette più palloni in mezzo: non solo dal fondo, pure dalla trequarti. E’ sempre lì che crossa. Spesso anche anticipando il colpo rispetto a quando potrebbe, o dovrebbe. A volte un pregio, altre un limite. Forse proprio questa discontinuità nello scegliere il tempo giusto è stata la manchevolezza che gli ha impedito il salto di qualità ai massimi livelli. Dopodiché, resta un esterno tecnicamente fortissimo, che sa fare bene tutta la fascia, che ha grande dinamismo e resistenza allo sforzo, che sa attaccare anche senza pallone".

E dunque se il Toro lo prendesse a gennaio...

"Sarebbe un segnale di forte ambizione, per Cairo. E di convinzione, in Mazzarri, di poter innescare al meglio Belotti e Zaza. Soldi d’ingaggio spesi bene, dunque. Certi equilibri, peraltro, a volte si trovano d’istinto, attraverso il dialogo, non solo negli allenamenti. Studiando le reciproche tipologie di movimenti. “Io di solito taglio così e cosà”; “se non riesci a buttarmela al centro perché sei coperto, o non puoi alzare la testa per guardare, sappi che io posso staccarmi da quella parte, con quel tempo lì”. Ecco, se Candreva riuscisse a creare un rapporto così con Zaza e Belotti, completando quella piccola revisione personale sul piano esecutivo del cross... Il Toro ha due centravanti che sono coraggiosi, non si risparmiano, aggrediscono anche i palloni sporchi: se cominciassero ad arrivargliene di una certa qualità...".

Lei con chi aveva questa intesa a occhi chiusi?

"All’Inter con Matteoli. Certo, era l’epoca delle marcature a uomo, per cui dipendeva dalle caratteristiche di chi mi marcava: se era il rapido Vierchowod o il più cadenzato Brio, per dire. Studiavamo dinamiche diverse, in qualsiasi momento. Al Toro, manco a dirlo, con Junior. Con Leo manco c’era bisogno di parlare. Con Dossena un po’ di più. Ma avevo un bel sistema codificato pure con Beruatto, da sinistra: se arrivava sul fondo in un certo modo, tagliavo sul primo; se alzava lo sguardo, staccavo su quello lontano".

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