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La Serie A resta a 20 squadre. Per la terzultima niente retrocessione diretta

Gianni Pampinella Redattore 
Le società concordano sulla necessità di recuperare risorse, mantenere venti squadre in A e il meccanismo del diritto di veto

Ieri è andata in scena un'importante assemblea di Lega. Un confronto di due ore tra i club, i vertici della Lega e il presidente federale. Le società concordano sulla necessità di recuperare risorse, mantenere venti squadre in A e il meccanismo del diritto di veto. "L’Italia domina in Europa per numero di squadre professionistiche: cento. Venti compongono la Serie A, motore di tutto il sistema per incassi generati. Per questo, parere unanime dei club, venti devono rimanere: le criticità strutturali dovranno essere corrette in altre categorie", sottolinea la Gazzetta dello Sport.

"Gravina ha accolto il punto di vista delle società e suggerito percorsi alternativi: per la terzultima di A niente retrocessione diretta ma uno spareggio con la terza classificata in B, con la conseguenza di una diversa suddivisione della mutualità. Le società, in totale condivisione, hanno ribadito al presidente federale anche la necessità di mantenere il «diritto d’intesa». Rispetto alle riforme federali, la Serie A ha la facoltà di esercitare un veto per bloccare la modifica del format del campionato". 

"Allo stesso tempo c’è l’esigenza di estendere il peso della Serie A in termini di governance. In generale la questione delle riforme deve condurre il sistema verso una sostenibilità economico-finanziaria aggravata dalla crisi post-Covid e mai sostenuta da aiuti da parte dello stato. Casini ha parlato di un documento da discutere nell’assemblea di Lega del 5 prossimo febbraio e poi nelle riunioni successive. Lo stesso auspica Gravina: un atto strategico condiviso dalle diverse componenti. Un’idea prospettata dal numero uno della Figc riguarda un possibile automatismo nella riduzione dei compensi per le squadre che retrocedono. Sarebbe un successo arrivare all’Assemblea straordinaria dell’11 marzo con una linea comune già definita. I club in assemblea hanno poi discusso gli altri punti all’ordine del giorno con voto e approvazione della ripartizione dei proventi da diritti non audiovisivi".

(Gazzetta dello Sport)



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