L'assegnazione dei diritti tv a partire dal 2024/25 è il tema attorno al quale ruotano le maggiori riflessioni negli uffici della Lega Serie A nell'ultimo periodo. Tra le difficoltà note e la mano tutt'altro che tesa da parte del Governo, i presidenti cercano una soluzione per non perdere ulteriore terreno dal resto d'Europa. Ne ha parlato Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, in una intervista concessa oggi a Repubblica.
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Serie A, De Siervo: “Diritti tv? Bando più difficile di sempre. La pirateria…”
Luigi De Siervo, ad della Lega Serie A, quanto può perdere il calcio italiano rispetto al triennio 2021/24?
«Ci aspetta il bando per i diritti televisivi più difficile di sempre. Il mercato è complesso, abbiamo registrato la progressiva disaffezione di Mediaset e la scelta di Sky, nell’ultimo triennio, di avere un ruolo più marginale. Ma ciò che preoccupa è che ci troviamo in un sistema in cui manca la certezza del diritto».
Parla della pirateria?
«Con la pirateria, chi ci perde è sicuramente la Serie A: il danno è di circa 1 miliardo ogni tre anni, ma tutto il calcio, anche la Serie B e la Lega Pro, è finanziato con i soldi dei diritti televisivi».
Manca il controllo?
«C’è soprattutto l’atteggiamento omissivo delle società di telecomunicazione. Abbiamo il triste primato di essere il Paese col tasso di pirateria più alto al mondo. E questo è avvenuto nel silenzio della politica e delle autorità».
Per lei le Telco avrebbero una responsabilità o un interesse?
«Un interesse, sicuramente. Le telco hanno beneficiato di alti volumi di traffico, facilmente riconducibili agli orari delle partite. E non hanno fornito la collaborazione minima che ci saremmo aspettati da chi vive in un mercato che deve essere legale».
Lei crede davvero che si investa meno nei diritti per questo?
«Oggi gli investimenti stranieri sono frenati. Chi compra una borsa in un negozio se in strada te la vendono identica a un quarto del prezzo?».
Dal governo avete ottenuto però di vendere i diritti per 5 anni e non più solo per 3.
«Vendere i diritti su cinque anni ci permette di affrontare il mercato con le stesse armi delle altre Leghe europee. E non avvantaggia Dazn o Sky che hanno i diritti. Anzi, fornisce a nuovi player interessati a entrare nel calcio italiano il tempo sufficiente per sviluppare il prodotto».
La proroga del contratto attuale con le tv non ci sarà, l’emendamento Lotito è saltato.
«Un tema superato dai fatti: non aveva costi per lo Stato e avrebbe fornito un’opzione in più, forse inutile, ma già usata anche in Inghilterra dalla Premier: poteva essere uno strumento negoziale».
La fotografia del calcio italiano però è desolante: debito enorme e liquidità del tutto prosciugata.
«I problemi hanno origini antiche. Il Covid poi ha creato perdite per 1,2 miliardi nell’indifferenza della politica: ha aiutato tutti ma non ha dato nulla al calcio. In più dobbiamo lamentare l’atteggiamento egoista dei calciatori: non hanno rinunciato praticamente a nulla per aiutare il settore che lautamente li paga».
Su base europea invece è in atto una guerra dei calendari, con Uefa, Superlega e Premier a contendersi il bottino, a spese dei campionati.
«Sono molto preoccupato: la crescita delle “superleghe”, ossia Champions e Premier, espone i campionati nazionali a un grave pregiudizio perché rischiano di vedere comprimere la loro base di ricavi. Il super affollamento dei calendari prelude a una crescita di valore, ad esempio, della Uefa, che vuol passare da 3,5 a 5 miliardi di ricavi con la nuova Champions. Ed è evidente che in una fase stagnante del mercato, questo tende a premiare un numero circoscritto di squadre: più soldi a poche, meno alle squadre medie, creando un effetto distorsivo che si vede già in Francia e Germania, dove vince sempre la stessa».
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