Non se la passano benissimo i club di Serie A. Il fatturato cresce, ma crescono e ancora di più i costi. "La Serie A, che rincorre affannosamente le migliori leghe europee, vive in una realtà sospesa, è un grande circo in cui convivono giganti industriali, formiche coscienziose e cicale che volano oltre le proprie possibilità. I ricavi, al netto delle plusvalenze da cessione calciatori, hanno raggiunto ormai quota 2,4 miliardi, esattamente 2.398 milioni nel 2017-18, 131 milioni in più dell’anno prima: in tempi di recessione il calcio si è rivelato un settore anticiclico e la Serie A, seppure più lentamente di altri campionati, ne ha seguito la crescita internazionale vedendo il suo giro d’affari aumentare del 54% nell’ultimo decennio. Tuttavia le spese, al netto delle minusvalenze, sono schizzate a 3 miliardi (2.997 milioni nel 2017-18), 295 milioni in più del 2016-17. Spese, beninteso, quasi tutte «sportive»: 1,5 miliardi per gli stipendi e 700 milioni per gli ammortamenti dei «cartellini» dei giocatori", analizza La Gazzetta dello Sport.
ultimora
Serie A: i costi continuano ad aumentare, plusvalenze aiutano. Ricavi commerciali, Inter prima
Analisi de La Gazzetta dello Sport sui bilanci delle squadre di Serie A
PLUSVALENZE -"Da due anni sono tornate di moda le plusvalenze, in certi casi fittizie. Nel 2016-17 i guadagni dal trading dei calciatori, al netto delle minusvalenze, erano ammontati in Serie A a 690 milioni, praticamente il doppio della stagione precedente. Nel 2017-18 le plusvalenze nette hanno toccato quota 731 milioni, e l’incremento pesa ancora di più se consideriamo che due anni fa il mercato aveva festeggiato le cessioni-record di Pogba e Higuain (183 milioni di plusvalenza in due). Attraverso il calciomercato la Serie A ha contenuto le perdite aggregate a 88 milioni nel 2017-18, comunque in peggioramento rispetto al leggero utile (+3 milioni) del 2016-17. Non il modo migliore per riequilibrare i conti. Difficile quantificare la fetta «malata» di quei 731 milioni però è un fatto che, al di là del processo dell’estate scorsa che ha portato alla penalizzazione del Chievo per gli affari con il Cesena, diverse società abbiano l’abitudine di scambiarsi calciatori come figurine, a cui vengono assegnati valori arbitrari, aggiusta-bilancio", spiega la rosea.
FISCO - "Per alcune società anche le pendenze con il Fisco sono un fardello, tanto da procedere a rateizzazioni: dai 12 milioni dell’Udinese ai 24 del Chievo ai 64 del Genoa. E chi finora non l’ha fatto dovrà cominciare a pagare l’Irap sulle plusvalenze, dopo la sentenza della Cassazione che ha rigettato il ricorso dell’Inter chiarendo che le plusvalenze da cessione calciatori, rientrando nella gestione ordinaria delle società, devono essere incluse nell’imponibile ai fini Irap. Il club nerazzurro aveva già versato e addebitato nel conto economico tutti gli importi dovuti, in linea con la normativa che regola l’accesso ai ricorsi tributari. Non è stato così per il Cagliari, che ha ritenuto il rischio solo «possibile» viste le vittorie in altri gradi di giudizio stimando l’impatto del contenzioso a 2,9 milioni, e per la Lazio, che ha ricevuto un richiamo d’informativa da parte dei revisori per la scelta di non pagare l’Irap sulla plusvalenze e di non accantonare alcunché".
RICAVI - "Reperire le risorse sul mercato dei calciatori, e non su quello più sfidante di un’industria calcistica ormai globalizzata ed inserita nel segmento dell’entertainment, è una via senz’altro comoda e immediatamente redditizia. Ma così il calcio italiano continua a rimandare il salto di qualità. Basti guardare alla composizione del fatturato della Serie A: il 54% arriva dai diritti tv, il 23% dal commerciale e appena l’11% dallo stadio (il restante 12% si riferisce ad altri ricavi). La Juventus, che ormai ha creato un solco economico in Italia, si è attrezzata per diversificare le entrate in un contesto internazionale, inseguita dall’Inter: l’operazione Ronaldo ha fatto schizzare l’indebitamento finanziario ma ciò fa parte del nuovo piano di sviluppo, per quanto rischioso. Gli altri club virtuosi, in Serie A, sono quelli che non hanno debiti con le banche (Cagliari, Napoli, Torino), che sanno valorizzare i propri talenti (Atalanta, Fiorentina, Lazio, Sampdoria), che hanno alle spalle soci forti (Sassuolo)", conclude Gazzetta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA