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Serie A, protocollo in salita. Scetticismo per i viaggi dei club e poi c’è il rebus quarantena

Tra domenica e lunedì nuovi summit per parlare della ripresa della Serie A e dei possibili protocolli da seguire

Andrea Della Sala

Fra domenica e lunedì il Comitato tecnico-scientifico del Governo si confronterà con la commissione medica della Figc e la Federazione Medico-Sportiva. Da questo dibattito potrebbe uscirne un protocollo da seguire per l'eventuale ripresa del campionato di Serie A. Ci sono alcuni aspetti e complicazioni che minano la ripartenza, come spiega La Gazzetta dello Sport:

VIAGGI - "La riunione degli scienziati del governo che ha cominciato ad affrontare il tema, è riassumibile in una parola: scetticismo. Ci sono due questioni che più di altre, hanno provocato questa prima conclusione, che ha portato a giudicare «insufficiente», parole usate da Spadafora, il protocollo della Figc. Una guarda già alle partite e riguarda la possibilità che gruppi di 50-60 persone si possano spostare per l’Italia, da una regione all’altra, in corridoi protetti e negativizzati è stata considerata velleitaria".

QUARANTENA - "Ma il tema principale riguarda sempre l’eventualità di una positività in corsa. Su questo fronte, ormai è chiaro, il protocollo bis dovrà comunque prendere atto della necessità di una quarantena di due settimane per il calciatore, o membro dello staff, contagiato. E i suoi contatti ravvicinati. Un’area di persone che si allargherebbe nel caso tutto questo si verificasse già nella fase di ripresa agonistica. Fermarsi due settimane significherebbe azzerare il progetto ripartenza. Perché uno stop del genere stroncherebbe un calendario che dovrebbe procedere a tutta velocità per arrivare al traguardo del 2 agosto, la scadenza Uefa per terminare i campionati", aggiunge il quiotidiano

RISCHIO ZERO - "A quanto sembra, il faticoso percorso di cambiamento del protocollo potrebbe passare per alcune correzioni formulate anche sulla base delle «linee guida» per gli sport professionistici. È probabile che si possa ipotizzare un numero maggiori di pit stop per i tamponi e test sierologici. Uno sforzo per arrivare vicino al rischio zero. Al momento attuale il Comitato tecnico-scientifico non ha però ancora ripreso in mano il fascicolo".

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