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"Beppe Severgnini lo definisce un interprete di talento, Antonio Conte. "Un bravo allenatore che ora deve dimostrare d’essere un grande allenatore. L’occasione è irripetibile, la trama, perfetta: l’eroe deve portare sul trono la beneamata (di Milano), spodestando la vecchia signora potente (di Torino), che un tempo era la sua padrona. Se Shakespeare avesse giocato a calcio, avrebbe scritto qualcosa del genere. Ma l’Inter, si sa, è un’espressione artistica (la Juventus è un processo industriale, il Milan una nostalgia popolare, il Napoli una forma religiosa). La panchina nerazzurra consente virtuosismi e provoca cadute: quanti ne abbiamo visti, di questi e di quelle. Là sopra è passato di tutto, come in un teatro".
"Il giornalista del Corriere della Sera, grande tifoso nerazzurro, prova ad immaginare l'impatto che avrà Conte sul suo nuovo palcoscenico: "Antonio Conte — Tony sarebbe più adatto al set e al palcoscenico — è un nome di richiamo: il pubblico, non solo quello interista, ha già acquistato i biglietti mentali, prima di procurarsi quelli dello stadio. Che sia passato dalla Juventus, e l’abbia aiutata a vincere, è irrilevante: vale anche per Jo Marotta, che lo ha voluto a Milano. Steven Zhang, che è un giovanotto intelligente, lo sa benissimo. Allenatori come Arsène Wenger e Alex Ferguson — una vita all’Arsenal e al Manchester United, rispettivamente — sono eccezioni: tutti gli altri vanno dove li porta il cuore, che nei professionisti non è mai troppo distante dal portafoglio. L’importante è che s’impegnino, portino risultati e interpretino bene la parte. Che siano buoni attori, in sostanza. E queste qualità, a Tony Conte, non mancano".
"Conte in stile british? Secondo Severgnini non è un'opzione: "Fatico a immaginare Conte flemmatico e britannico, al di fuori delle occasioni ufficiali. In fondo, il suo addio al Chelsea è stato pirotecnico, come alcune relazioni nel biennio londinese (David Luiz e Diego Costa, che Conte in conferenza-stampa liquidò con una risata fino alle lacrime). Vedrete: sul palcoscenico nerazzurro non andrà in scena una commedia sonnolenta, ma uno spettacolo avvincente. Noi aspettiamo Godot. Dal 2010, ormai".
"(Corriere della Sera)
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